Un ricordo anche dell'incidente dell'Italia, il dirigibile di Umberto Nobile.
Il terzo volo e l'incidente - 23 maggio/25 maggio 1928.
L'obiettivo del terzo volo era raggiungere il polo, dove sarebbero dovuti sbarcare alcuni esploratori per effettuare misurazioni sul pack, per questo erano state approntate una tenda e razioni. Il volo iniziò alle 04:28 del 23 maggio. A bordo erano presenti 16 persone più Titina.
Cronologia degli eventi:
00:24 (24 maggio): L'Italia raggiunge il polo. Il volo, durato 19 ore e 52 minuti fu tranquillo ed agevolato in questa fase da possenti venti di coda. A causa del tempo in peggioramento non fu però possibile lasciare una squadra sul posto. Il raggiungimento del polo rappresentò anche un momento di festeggiamenti. Tra gli alalà al generale Nobile furono lanciati sul polo una bandiera italiana, il gonfalone della città di Milano, una croce lignea donata dal pontefice Pio XI, il medaglione della Vergine del Fuoco di Forlì ed inoltrati i messaggi radio al Papa, al Re e al Duce, mentre in sottofondo un grammofono suonava Giovinezza e Le Campane di S.Giusto. La croce donata dal Papa era in realtà destinata ad essere piantata sul pack, ma nell'impossibilità l'equipaggio, con reverenza, la lanciò fuori bordo.
02:20: Inizia la fase di rientro. Il tempo era terribile e l'aeronave faticava a raggiungere la zona con venti più calmi, che il meteorologo della spedizione Finn Malmgren aveva previsto trovarsi più avanti sulla rotta di ritorno. Proprio a causa dei forti venti, l'aeronave si troverà spesso fuori rotta.
09:25 (25 maggio): Blocco del timone di quota. L'accumularsi del ghiaccio aveva causato un graduale appesantimento del dirigibile, ma fu il blocco del timone rappresentò il primo degli eventi che portarono al disastro. L'aeronave era fortemente appruata e si trovava ad una quota di 250 m. A questo punto Nobile diede ordine di fermare i motori; l'aeronave poté così risalire salire oltre i 900 m di quota, sopra la perturbazione nuvolosa esponendo l'involucro alla luce diretta del sole per 30 minuti. Questo causò l'espansione del gas, che venne compensata dalle valvole automatiche che rilasciarono gas per ripristinare una pressione accettabile nelle sacche pneumatiche.
09:55: Riaccensione motori. Dopo che Cecioni ebbe esaminato il meccanismo dei timoni giungendo alla conclusione che il blocco era dovuto alla formazione di ghiaccio, vennero riavviati due dei tre motori. L'aeronave venne riportata alla quota di 300 metri, apparentemente senza nessun danno. Dalle misurazioni apparve che il vento era diminuito, non era quindi necessario mettere in marcia il terzo motore.
10:30: Allarme di Cecioni. La nave era appoppata di 8°, ma nonostante ciò perdeva quota con una velocità di circa 60 cm/s. Per tentare di riprendere quota venne applicato il massimo angolo ai timoni di quota, avviato il terzo motore e buttato fuori bordo quanto possibile per alleggerire il peso, ma la caduta non si arrestava. L'urto era inevitabile. Al fine di ridurne le conseguenze Nobile diede ordine di fermare i motori (per evitare un incendio nell'urto), e di mollare la catena zavorra/ancora di palle di bronzo di prua. Cecioni non riuscì però a tagliare o sciogliere la cima che tratteneva la catena.
10:33: L'impatto. Prima la poppa del dirigibile e poi la gondola di comando del dirigibile urtarono la superficie ghiacciata. La gondola si sfasciò nell'impatto, mentre l'involucro del dirigibile resistette. Nello schianto furono sbalzati a terra dieci uomini, tra cui Vincenzo Pomella che decedette poco dopo per emorragia interna. I nove superstiti si trovavano nella gondola di comando al momento dell'impatto, mentre Pomella nella gondola motore di coda. I restanti sei membri dell'equipaggio rimasero intrappolati nell'involucro del dirigibile, che lentamente, alleggerito, riprese quota e scomparve alla vista. Si racconta che, tra gli uomini ancora a bordo, Ettore Arduino, dalla passerella del motore sinistro, con notevole presenza di spirito, provò a lanciare agli uomini a terra quanto possibile mentre il dirigibile si allontanava. Comunque nell'impatto della gondola di comando si erano sparse sul pack provviste, parte del materiale (tra cui la tenda) ed i rifornimenti che erano stati preparati per gli esploratori che si sarebbero dovuti fermare al polo, e tutto ciò consentì agli uomini a terra di sopravvivere fino all'arrivo dei soccorsi.
L'involucro del dirigibile con i 6 uomini ancora a bordo non fu mai ritrovato. La posizione dell'impatto era prossima ai 81° 14' latitudine nord, 28° 14' longitudine est, a circa 100 km dalle Svalbard. I ghiacci alla deriva portarono i nove sopravvissuti verso le isole Foyn e Broch. Sulla sorte dell'Italia e dei sei uomini rimasti a bordo vi sono due ipotesi: in genere si ritiene che si inabissò nel Mare di Barents, ma Biagi, Trojani e gli altri supersiti riferirono, circa mezz'ora dopo l'incidente, di una colonna di fumo all'orizzonte, segno che il dirigibile fosse precipitato e avesse preso fuoco (o forse il fumo era un'ultima segnalazione degli altri membri dell'equipaggio). Comunque Umberto Nobile riteneva che questa colonna di fumo, per le dimensioni e la distanza a cui pareva trovarsi, fosse più probabilmente dovuta ad uno dei serbatoi di carburante del dirigibile, distaccatosi ed incendiatosi.
Possibili cause.
Le cause dell'incidente restano controverse tutt'oggi. La causa principale fu ovviamente il clima artico e la decisione di tornare indietro alla base, andando così verso una tempesta in peggioramento. È significativo il fatto che questa scelta spinse il meteorologo della spedizione Finn Malmgren quasi sull'orlo del suicidio. Un altro aspetto da considerare tra le possibili cause dell'incidente è la decisione di lasciare risalire il dirigibile sopra lo strato delle nubi, questo provocò il riscaldamento dell'involucro, quindi l'espansione dell'idrogeno, l'aumento della pressione fece scattare le valvole automatizzate che liberarono il gas. Rientrando in mezzo alle nubi, dopo la riaccensione dei motori, e trovandosi nuovamente ad una temperatura più bassa, l'aeronave iniziò a perdere portanza, forse per aver perso troppo gas sopra lo strato di nuvole, oppure perché le valvole automatiche si bloccarono nella posizione aperta per il ghiaccio.
Benché Umberto Nobile, al suo ritorno in Italia fu vittima di una campagna denigratoria venendo accusato di viltà e dipinto come unica causa del dramma, interessante è la critica mossa da Hugo Eckener come possibile causa: secondo il grande capitano di Zeppelin tedesco, Nobile non avrebbe mai dovuto far risalire l'Italia sopra le nuvole. Tuttavia, sia Nobile che Trojani e i sopravvissuti il disastro, durante la permanenza sul pack e successivamente, cercarono una spiegazione tecnica logica. Ne trovarono oltre 11 ma nessuna di esse sembrava plausibile e poté essere mai dimostrata: vedi La coda di Minosse ISBN 978-88-425-3104-3. Molto probabile, più della dilatazione dell'idrogeno che data la grande massa era difficile da riscaldare nel breve tempo di permanenza sopra le nubi, poteva risultare il cedimento strutturale dell'involucro, sottoposto in hangar, prima della partenza, alla rimozione della neve caduta, con attrezzi poco adatti e scarponi chiodati.
Altra epica gaffe giornalistica
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Re: Altra epica gaffe giornalistica
E' un po' OT, ma mi riallaccio all'intervento precendente.
L'idea (e la speranza) di poter vedere qualche dirigibile solcare i nostri cieli nei prossimi anni, mi ha subito fatto tornare a mente (lacrimuccia) i bei tempi dell'infanzia, quando si vedeva spesso il dirigibile della GoodYear (si puo' citare la marca?) solcare regolarmente il cielo sopra Roma.
Ogni volta (o quasi) che si passava nei pressi dell'hangar (al lato dell'autostrada, verso Fiano) e il dirigibile stava fuori, stavo col naso attaccato al finestrino della 850 sognando, un giorno, di farci un giro sopra.
L'idea (e la speranza) di poter vedere qualche dirigibile solcare i nostri cieli nei prossimi anni, mi ha subito fatto tornare a mente (lacrimuccia) i bei tempi dell'infanzia, quando si vedeva spesso il dirigibile della GoodYear (si puo' citare la marca?) solcare regolarmente il cielo sopra Roma.
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Re: Altra epica gaffe giornalistica
So che negli anni scorsi, all'AERO di Friedrichshafen, un salone dedicato all'aviazione generale, era possibile fare un giro sullo Zeppelin NT.

http://www.aero-expo.com/

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Le mie foto su Airliners.net, su JetPhotos.com e su Airplane-Pictures.net
Il mio sito web - GolfVictorSpotting.it
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Re: Altra epica gaffe giornalistica
Grazie Andrea per la tua testimonianza, sarebbe molto bello, però per il momento possiamo sempre accontentarci della mongolfiera.a_ndrea ha scritto:E' un po' OT, ma mi riallaccio all'intervento precendente.
L'idea (e la speranza) di poter vedere qualche dirigibile solcare i nostri cieli nei prossimi anni, mi ha subito fatto tornare a mente (lacrimuccia) i bei tempi dell'infanzia, quando si vedeva spesso il dirigibile della GoodYear (si puo' citare la marca?) solcare regolarmente il cielo sopra Roma.
Ogni volta (o quasi) che si passava nei pressi dell'hangar (al lato dell'autostrada, verso Fiano) e il dirigibile stava fuori, stavo col naso attaccato al finestrino della 850 sognando, un giorno, di farci un giro sopra.

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