
Allora,riporto queste due notizie:
1-La Cina impone a 6 compagnie aeree nazionali di non pagare la carbon tax chiesta dall'Unione europea
Il Governo cinese ha interdetto sei compagnie aeree nazionali dal pagare la tassa sulle emissioni inquinanti, la cosiddetta 'carbon tax', imposta dall'Unione europea. Questa tassa, la cui applicazione è stata chiesta da Bruxelles a partire dal primo di gennaio, è già stata respinta da una ventina
Il Sole 24 Ore - leggi su http://24o.it/Zjfcz
2-Nell'oroscopo del 2012, mettiamoci pure una guerra commerciale nuova di zecca. Ieri la Corte europea di giustizia ha sentenziato che la direttiva sulle emissioni di gas-serra da parte dell'industria aeronautica è legittima. Dal primo gennaio, tutte le compagnie che atterranno o decollano sul suolo europeo dovranno acquistare i diritti per emettere una tonnellata di anidride carbonica, come fanno oggi tutte le utility del continente. Incluse le compagnie aeree americane, cinesi, indiane, russe o giapponesi, che promettono tutte battaglia.
Il problema è che, nella battaglia, non sono schierati solo i consigli di amministrazione, ma anche Governi e Parlamenti. La House of Representatives di Washington ha approvato una legge che,
molto curiosamente, proibisce alle compagnie aeree americane di adeguarsi alla normativa europea. Il Senato e la Casa Bianca non hanno mosso un dito, ma la settimana scorsa Hillary Clinton ha scritto a Bruxelles, ammonendo che gli Usa «si sentiranno obbligati a prendere le appropriate decisioni» qualora la direttiva entri in vigore.
Ieri la commissaria al Clima, la danese Connie Hedegaard, ha risposto definendo «un successo» la sentenza della Corte del Lussemburgo. «Adesso la Ue – ha aggiunto – si aspetta che le compagnie americane rispettino la legge europea come gli europei rispettano quella americana».
La Airlines for America, l'associazione che ha intentato causa presso una corte britannica insieme ad American, Continental e United Airlines, dice che «rispetterà la legge ma con atteggiamento di protesta». Mentre Wei Zhenzhong, segretario generale dell'omologa associazione cinese, ha invitato i propri soci a non aderire.
Il traffico aereo mondiale contribuisce al 3% dei gas-serra prodotti dall'uomo e quello europeo allo 0,5%. Secondo la direttiva che entra in vigore il primo gennaio, le compagnie dovranno acquistare i diritti per emettere una tonnellata di CO2 (che attualmente sul mercato Ets valgono intorno agli 8 euro). Il primo anno, l'85% dei diritti sarà assegnato gratuitamente, e poi gradualmente ridotto. Secondo i calcoli di Thomson Reuters, fra il 2012 e il 2020, le compagnie che volano in Europa potranno sborsare complessivamente 9 miliardi di euro.
I quali saranno molto facilmente scaricati sul biglietto aereo, pari a un aumento stimato fra due e dodici euro.
Come già fanno le utilities, che dal 2005 scambiano diritti sul mercato Ets, le aziende che adottano i massimi standard di efficienza energetica possono guadagnarci: chi ha i motori più efficienti può trovarsi con un eccesso di diritti, facilmente monetizzabili sul mercato.
Le proteste dell'Icao, l'agenzia aeronautica dell'Onu, così come delle compagnie americane che avevano fatto causa, vertono su due punti: l'unilateralità della decisione e la presunta violazione del principio di sovranità stabilito dalla Convenzione di Chicago del 1944, quella che regola il traffico aereo internazionale. La Corte europea – su richiesta del tribunale britannico – li ha definiti infondati entrambi.
Ma cosa accade se Usa, Cina e gli altri 18 Paesi che protestano decidono di opporsi? «Una guerra commerciale è possibile», ha detto Paul Steele della Iata, l'associazione planetaria delle aviolinee. Già gira voce che le compagnie cinesi possano disdire gli ordini di nuovi Airbus, in segno di rappresaglia anti-europea.
Con la sua iniziativa unilaterale, l'Europa si conferma paladina dell'ambiente e, di fatto, mette un prezzo alle emissioni che è per la prima volta globale: anche cinesi e indiani (che sotto il Protocollo di Kyoto non hanno obblighi) dovranno pagare. Ma si espone a un braccio di ferro che avrà delle conseguenze. Sembra scritto nelle stelle.
Marco Magrini - Il Sole 24 Ore - leggi su http://24o.it/cBk08
Come la vedo io:tassa giustissima,da applicare però a molti altri tipi di industrie.Non sono un fanatico dell'ambientalismo però penso che questa tassa sia una spinta in più alla ricerca di nuove tecnologie per la riduzione delle emissioni (in realtà le compagnie sono già impegnate in questa ricerca,anche se lo scopo reale è la riduzione dei consumi e quindi del costo del carburante)
Comunque,se le compagnie extra UE non dovessero pagare questa tassa,per me è giusto vietare loro di volare nello spazio aereo europeo.E invece di lamentarsi dovrebbero estendere tale legge anche nelle proprio nazioni!
Che ne dite?