Giulio Marcon, Massimo Paolicelli
GUERRA
“Metti un F-35 nel bilancio di crisi”, il manifesto 25 marzo 2009, pag. 2
Oggi in Parlamento il megaprogetto Usa Joint strike fighter, che prevede l'acquisto di 131 caccia e la
realizzazione di una base a Cameri (Novara). 15 milioni di euro per oliare l'industria bellica
C'è la crisi economica e l'Italia investe quasi 15 milioni di euro nell'industria bellica. Più specificamente nella
realizzazione di un megaprogetto militare statunitense. Senza passare per il parlamento se non per un
semplice parere. Da oggi è infatti in discussione nelle Commissioni Difesa di Camera e Senato la richiesta di
parere da parte del governo sul programma pluriennale relativo all'acquisizione del sistema d'arma Joint
strike fighter (Jsf) e l'associata linea di assemblaggio finale a Cameri (Novara). Dopo le fasi di sviluppo e
pre-industrializzazione il governo chiede al Parlamento un semplice parere per passare alla fase di
acquisizione di 131 cacciabombardieri Jsf completi di relativi equipaggiamenti, supporto logistico iniziale e
approntamento delle basi operative nazionali (quattro aeroporti e una portaerei). Tutto per circa 12,9 miliardi
di euro nel periodo 2009-2026. A ciò va aggiunta la realizzazione sul suolo nazionale, a Cameri (Novara), di
un centro europeo di manutenzione, revisione, riparazione e modifica dei velivoli italiani ed olandesi al costo
di 605,5 milioni di euro, da consegnare entro il 2012. A queste spese va aggiunto il miliardo di euro già
investito per la fase di sviluppo. Arriviamo così a quasi 15 miliardi di euro.
Il progetto è faraonico. Il Joint strike fighter (Jsf) è un aereo da combattimento monomotore, monoposto, in
grado di operare alla velocità del suono, ma con velocità di crociera subsonica. È ottimizzato per il ruolo aria
terra (quindi per l'attacco) ed ha due stive interne per le bombe che possono essere anche di tipo nucleare.
È un velivolo di tipo stealth, cioè a bassa rilevabilità da parte dei sistemi radar e di altri sensori. L'aereo
assolve un ampio ventaglio delle funzioni operative dell'Aeronautica Militare e della Marina Militare, ed andrà
a sostituire gli Av-B della componente imbarcata della Marina e gli Am-X e i Tornado della componente
aeronautica.
Capofila del progetto sono gli Stati Uniti e vi partecipano altri 8 paesi: Regno Unito al primo livello, Italia ed
Olanda al secondo livello, Turchia, Canada, Australia Norvegia e Danimarca al terzo livello. La ditta
capocommessa è l'americana Lokheed Martin Aero. L'impresa italiana maggiormente coinvolta è l'Alenia
Aeronautica. La Difesa parla di un indotto da 10.000 posti di lavoro, ma è puro marketing. Per gli Stati Uniti
quello del Jsf è il programma più costoso della sua storia militare. Infatti il costo complessivo si dovrebbe
aggirare intorno ai 275 miliardi di dollari (all'inizio erano 245 miliardi di dollari). Il costo unitario è già salito da
37/47 milioni di dollari in base al modello, a 50/70 milioni di dollari ma nessuno giura su queste cifre; il costo
reale, secondo alcuni si saprà solo quando si dovrà pagare. C'è chi parla di un costo unitario finale molto
vicino ai 100 milioni di dollari. Il Pentagono allo stato attuale spenderà 12 miliardi di dollari l'anno per i
prossimi 20 anni.
Passando dagli Stati Uniti all'Olanda la preoccupazione (per i conti pubblici) per il programma Jsf è molto
forte. Secondo la Corte dei Conti olandese tra il 1996 ed il 2006 i costi sono cresciuti dell'80% e per questa
ragione i vari organismi di controllo (dei paesi interessati) preoccupati da questi dati hanno stabilito di
ritrovarsi ogni sei mesi per verificare l'andamento del progetto. A queste riunioni non risulta abbiano mai
partecipato i rappresentanti della Corte dei Conti italiana.
I fautori del Jsf affermano che non ci sono incompatibilità con il progetto europeo dell'Eurofighter perché il
primo è un cacciabombardiere ed il secondo un caccia. Ma l'incompatibilità evidentemente è economica,
visto che l'Italia ha chiesto al Consorzio dell'Efa di calcolare il costo di una revisione della sua partecipazione
alla produzione del nuovo aereo. Si tratta dell'acquisizione dei 46 velivoli della terza tranche (2012-2017). Il
preventivo di riduzione degli ordini richiesti al consorzio dovrebbe prevedere sia la possibilità di un taglio
parziale delle consegne sia una rinuncia totale alla fornitura. Il danno per l'industria europea è fin troppo
evidente.
Tra l'altro i vertici della Difesa hanno calcolato la diminuzione delle esercitazioni e della manutenzione dei
mezzi in base ai tagli apportati dalla finanziaria del 2009. In base a queste stime (tutte da verificare)
l'Aeronautica potrà effettuare circa 30.000 ore di volo a fronte delle 90.000 previsionali del 2008. La
situazione di manutenzione dei mezzi e dei sistemi d'arma complessi sarà ad un livello di efficienza: per
l'anno 2009 al 45%-65 per cento; per gli anni 2010-2011 al 20%-30%; dall'anno 2012 prossimo allo zero.
Allora che senso ha investire in stratosferici sistemi d'arma se poi non si ha la certezza di poterli fare volare
perché mancano i fondi per il carburante o per i pezzi di ricambio?
Parlare poi del Jsf come di una occasione anticrisi è assolutamente fuori luogo. Per il ritorno occupazionale
si parla infatti di un decimo rispetto alle previsioni, cioè 200 assunzioni a Cameri e 800 persone per l'indotto,
senza avere poi quel passaggio di know how sperato. I 10 mila posti di lavoro promessi sono dunque
un'autentica invenzione.
Articolo del 2009: interessante
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Re: Articolo del 2009: interessante
Bè, è interessante si!
Senza badare alla fonte, della quale non ne conosco le conoscenze aeronautiche, ma il quesito, al di là del contesto possibilmente "politico" che un esperto del settore può intravedere, è sicuramente più che lecito!
Non so se sono veritieri i dati del personale impiegato alla FACO, ma di sicuro i giornalisti mettono in risalto dei fatti inequivocabili!
Mancano i soldi per farli volare una volta acquisiti, si incentiva l'industria USA al posto di quella europea, i tanto vituperati posti di lavoro che si creano forse equivalgono a quelli che si tolgono per il programma EFA ( quello sì, di vitale importanza, anche per il know-how).
Aggiungo io, inoltre, che senso ha acquistare delle piattaforme costosissime, che sicuramente possono essere utili, ma altrettanto sicuramente non indispensabili, soprattutto per il fatto che per il contesto geopolitico/strategico l'EFA all'Italia non solo basta e avanza, ma direi che ne risponde perfettamente ai requisiti di difesa aerea e di deterrenza se occorre.
Senza badare alla fonte, della quale non ne conosco le conoscenze aeronautiche, ma il quesito, al di là del contesto possibilmente "politico" che un esperto del settore può intravedere, è sicuramente più che lecito!
Non so se sono veritieri i dati del personale impiegato alla FACO, ma di sicuro i giornalisti mettono in risalto dei fatti inequivocabili!
Mancano i soldi per farli volare una volta acquisiti, si incentiva l'industria USA al posto di quella europea, i tanto vituperati posti di lavoro che si creano forse equivalgono a quelli che si tolgono per il programma EFA ( quello sì, di vitale importanza, anche per il know-how).
Aggiungo io, inoltre, che senso ha acquistare delle piattaforme costosissime, che sicuramente possono essere utili, ma altrettanto sicuramente non indispensabili, soprattutto per il fatto che per il contesto geopolitico/strategico l'EFA all'Italia non solo basta e avanza, ma direi che ne risponde perfettamente ai requisiti di difesa aerea e di deterrenza se occorre.
Ho pianto, ho riso... Ho fatto scelte sbagliate, altre giuste... Sono amico di molti, voglio bene a pochi, non odio nessuno... Parlo poco ma dico sempre quello che penso... Qualcuno mi vuole bene, altri mi detestano... Pazienza è la vita!
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Re: Articolo del 2009: interessante
MILIARDI non milioni