Dolore
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Dolore
Sono morti molto probabilmente. Il volo in pallone lo conosco bene e conosco le gioie che può dare. Conosco anche quanto costa volare in pallone, e come al solto spesso i motivi per cui si muore risalgono ad un semplice problema di costi. Perdere 1600 metri in un minuto (5250 ft/min) è una discesa che non lascia scampo, però 1 minuto rappresenta anche un tempo nel quale molto si può fare per non morire. Per esempio si possono tagliare tutte le corde che ti legano al pallone (se sta brucianndo perché pieno di idrogeno che costa molto meno dell'elio è meglio disfarsene al più presto) ed azionare un paracadute di emergenza che non c'è perché pesa e il peso è distanza che non si percorre e il paracadute non è obbligatorio. Posso capire una morte legata ad una innovazione estrema, ma una morte legata ad un primo posto in una stupida competizione proprio non riesco ad accettarla.
Come al solito l'eguaglianza più sicurezza = più costi non paga.
Ho fatto finta di niente fino ad ora, ma l'amarezza ha preso il sopravvento.
L'NTSB prima o poi ci farà sapere cosa è successo e magari si prenderanno, forse, provvedimenti. Nel frattempo, sarebbe bastato pertecipare, senza tentare di vincere, come molti hanno fatto, e magari ancora si poteva godere delle splendide sensazioni che offre il volo nel silenzio gestito solo dall'intuito e non dal motore.
Perdonate lo sfogo, ma il dispiacere per l'incidente del pallone è molto grande.
Come al solito l'eguaglianza più sicurezza = più costi non paga.
Ho fatto finta di niente fino ad ora, ma l'amarezza ha preso il sopravvento.
L'NTSB prima o poi ci farà sapere cosa è successo e magari si prenderanno, forse, provvedimenti. Nel frattempo, sarebbe bastato pertecipare, senza tentare di vincere, come molti hanno fatto, e magari ancora si poteva godere delle splendide sensazioni che offre il volo nel silenzio gestito solo dall'intuito e non dal motore.
Perdonate lo sfogo, ma il dispiacere per l'incidente del pallone è molto grande.
La mia vita è dove mi spendo, non dove mi ingrasso!
Prima o poi si muore, non c'è scampo, l'importante è morire da vivi.
http://web.tiscali.it/windrider/
Prima di pretendere un diritto devi assolvere almeno ad un dovere.
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Re: Dolore
qualunque sport o attivita' si pratichi non si dovrebbe mai e poi mai posporre la sicurezza propria e degli altri!


La morte non sta nel non comunicare, ma nel non poter essere più compresi (Pier Paolo Pasolini)
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Re: Dolore
Guarda Giuseppe, io di volo ne capisco quanto può capirne un qualunque passeggero.
Si, forse so cos'è il flap, il timone, ma chissenefrega.
Ciò non mi diseguaglia (neologismo) da chi come me siede fidandosi in un posto, tra l'altro scomodo, in aereo.
Mi ci siedo con rinnovata stima e curiosità perchè mi fido.
Il successo della sicurezza del trasporto aereo è stata proprio il fare le cose con calma.
Eh, si sbraita se il gate resta chiuso 5 minuti di troppo, ma è tollerabile, magari l'aereo doveva aggiustare un bullone.
Io ho abbastanza anni da consigliare chi è più giovane di me, ma ancora troppo pochi per non abbassare la testa quando qualcuno che può farlo elargisce il suo insegnamento.
Ti dirò, Giuseppe, io sono un ex skater (non l'ho mai detto prima) molto promettente. Ero davvero bravo, ma bravo sul serio. Ero a livelli altissimi, senza eguali in diverse migliaia di chilometri attorno. Hawk e pochissimi altri potevano darmi del tu, per altri non c'era proprio storia.
Un giorno, in una stupida garetta, decisi che io ero il Dio dello skate, sopra ogni altra cosa.
Ero sopra molte cose, beninteso, ma da lì a dire che nessun'altra fosse sopra di me, ce ne passava.
Feci una mossa che nemmeno io capìi e non saprei spiegarti nemmeno oggi, e caddi rovinosamente al di là delle barriere. Solo Dio sa come feci a non distruggermi l'osso del collo.
Mi alzai, mi guardai attorno dolorante e vidi una marea di giovinastri che mi guardavano stupefatti.
Io ero caduto.
Non solo.
Ero caduto malissimo.
Mi accorsi che ero bravissimo, finché non cadevo, e che nel farlo non insegnavo agli sbarbati ad essere bravi, ma a strafare.
Io da allora ritengo che la competizione non debba mai andare al di là del divertimento.
Non mi divertivo più quando mi feci male, semplicemente piroettavo per farmi vedere, perchè dopotutto c'erano ragazzini da accontentare.
Ero bravissimo, forse troppo, e mi andò sempre bene, finché una banale legge della fisica mi fece presente che dietro la barriera si nascondeva comunque la legge di gravità; materasso o no ci fosse dall'altra parte.
Semplicemente l'ho superata, bellamente. Pochi chilometri orari che mi hanno consentito in una immensa prova di bravura di superare la barriera architettonica che fu eretta a mia stessa protezione.
Fu il culmine della mia carriera, superai persino la stessa barriera.
Era tempo di sperimentare e per la prima volta conoscere il limite.
Il limite, negli sport quali ritengo il volo sia, non è necessariamente una barriera che delimita l'errore dall'accesso (e queste sono due cose che non necessariamente vanno a braccetto), ma un riferimento che è bene non superare.
Io non conosco gli estremi dell'evento, ma mi rammarico quando si muore per una competizione, perchè so che no ne vale la pena.
E soprattutto in una competizione,che determina in un certo qual modo un limite, si deve essere pronti a tutto: anche a barriere troppo alte per molti, ma troppo basse per te.
E' la soglia dell'attenzione, che oltre i reali valori tenici, determina se una protezione sia sufficiente o no.
Con una adeguata cultura del rischio, i margini di errore non sono fatali.
Ma cultura del rischio e competizione, ahimé, non si danno del tu.
E questo è un peccato.
Finché non sarà radicata la "cultura del limite" si sarà di fronte a situazioni che ci porteranno a superarlo senza che ne siamo preparati.
Il limite, cioè, nella cultura moderna è un qualcosa da superare, non un obiettivo finale.
Questa è una fatale colpa.
Si, forse so cos'è il flap, il timone, ma chissenefrega.
Ciò non mi diseguaglia (neologismo) da chi come me siede fidandosi in un posto, tra l'altro scomodo, in aereo.
Mi ci siedo con rinnovata stima e curiosità perchè mi fido.
Il successo della sicurezza del trasporto aereo è stata proprio il fare le cose con calma.
Eh, si sbraita se il gate resta chiuso 5 minuti di troppo, ma è tollerabile, magari l'aereo doveva aggiustare un bullone.
Io ho abbastanza anni da consigliare chi è più giovane di me, ma ancora troppo pochi per non abbassare la testa quando qualcuno che può farlo elargisce il suo insegnamento.
Ti dirò, Giuseppe, io sono un ex skater (non l'ho mai detto prima) molto promettente. Ero davvero bravo, ma bravo sul serio. Ero a livelli altissimi, senza eguali in diverse migliaia di chilometri attorno. Hawk e pochissimi altri potevano darmi del tu, per altri non c'era proprio storia.
Un giorno, in una stupida garetta, decisi che io ero il Dio dello skate, sopra ogni altra cosa.
Ero sopra molte cose, beninteso, ma da lì a dire che nessun'altra fosse sopra di me, ce ne passava.
Feci una mossa che nemmeno io capìi e non saprei spiegarti nemmeno oggi, e caddi rovinosamente al di là delle barriere. Solo Dio sa come feci a non distruggermi l'osso del collo.
Mi alzai, mi guardai attorno dolorante e vidi una marea di giovinastri che mi guardavano stupefatti.
Io ero caduto.
Non solo.
Ero caduto malissimo.
Mi accorsi che ero bravissimo, finché non cadevo, e che nel farlo non insegnavo agli sbarbati ad essere bravi, ma a strafare.
Io da allora ritengo che la competizione non debba mai andare al di là del divertimento.
Non mi divertivo più quando mi feci male, semplicemente piroettavo per farmi vedere, perchè dopotutto c'erano ragazzini da accontentare.
Ero bravissimo, forse troppo, e mi andò sempre bene, finché una banale legge della fisica mi fece presente che dietro la barriera si nascondeva comunque la legge di gravità; materasso o no ci fosse dall'altra parte.
Semplicemente l'ho superata, bellamente. Pochi chilometri orari che mi hanno consentito in una immensa prova di bravura di superare la barriera architettonica che fu eretta a mia stessa protezione.
Fu il culmine della mia carriera, superai persino la stessa barriera.
Era tempo di sperimentare e per la prima volta conoscere il limite.
Il limite, negli sport quali ritengo il volo sia, non è necessariamente una barriera che delimita l'errore dall'accesso (e queste sono due cose che non necessariamente vanno a braccetto), ma un riferimento che è bene non superare.
Io non conosco gli estremi dell'evento, ma mi rammarico quando si muore per una competizione, perchè so che no ne vale la pena.
E soprattutto in una competizione,che determina in un certo qual modo un limite, si deve essere pronti a tutto: anche a barriere troppo alte per molti, ma troppo basse per te.
E' la soglia dell'attenzione, che oltre i reali valori tenici, determina se una protezione sia sufficiente o no.
Con una adeguata cultura del rischio, i margini di errore non sono fatali.
Ma cultura del rischio e competizione, ahimé, non si danno del tu.
E questo è un peccato.
Finché non sarà radicata la "cultura del limite" si sarà di fronte a situazioni che ci porteranno a superarlo senza che ne siamo preparati.
Il limite, cioè, nella cultura moderna è un qualcosa da superare, non un obiettivo finale.
Questa è una fatale colpa.
SLOWLY
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Scarica il mio (oh) mamma devo prendere l'aereo!
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Re: Dolore
Se sono morti (di natura preferisco sempre attaccarmi alla piu' flebile speranza, anche quando ogni logica ci spinge a fare il contrario), lo hanno fatto mentre erano immersi nel loro elemento, e mentre volavano nel modo a loro preferito.tartan ha scritto:Sono morti molto probabilmente. Il volo in pallone lo conosco bene e conosco le gioie che può dare.
Non e' una frase di circostanza, ma rispecchia perfettamente cio in cui credo.
Sono profondamente addolorato dalla notizia dell'interruzione dei soccorsi, che sembra avvalorare la tesi piu' tragica, cosi' come tutti i dati sul meteo e sulla velocita' presunta di discesa... ma... preferisco attaccarmi a quella flebile speranza cosi come, credo, stiano facendo i loro familiari.
Ma se mi dovessi sbagliare... beh... <toccando ferro, eh> allora sarei certo che l'ultima cosa che hanno visto, l'ultima sensazione che hanno avuto, negli istanti precedenti all'incidente, e' quella sensazione di volare quel
tartan ha scritto:volo nel silenzio gestito solo dall'intuito e non dal motore.
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Re: Dolore
Un pensiero, tragedie come questa nel mondo dello sport, qualsiasi sport sia, non dovrebbero mai succedere.


VENDO JOYSTICK SAITEK X52 PRO
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Re: Dolore
fermo restando che non so nulla di questo incidente e che ho capito bene quello che vuoi dire, vorrei però puntualizzare che l'essere aspirati e maltrattati da un temporale nella più totale impotenza (se così sono andate le cose, il mio è un discorso più generale per rispondere al tuo post), non ha nulla a che vedere con le sensazioni e sentimenti legati al volo di cui hai fatto cenno. Quello che si prova in quella situazione è panico e terrore allo stato più puro che si possa immaginare, e se vogliamo alimentare una giusta cultura del volo dovremmo denunciare senza alcuna incertezza gli errori che hanno portato a ciò, come mi sembra di capire lo stesso Tartan condivida, leggendo tra le righe del suo intervento. Logicamente ciò non è una condanna verso l'equipaggio, che sembrerebbe aver pagato molto caro la cosa, ma un monito per tutti gli altri. Trovo molte analogie con gli incidenti in montagna che ogni anno si ripetono. Come la montagna, il cielo va rispettato, altrimenti ti uccide, e non in senso retorico.a_ndrea ha scritto:Se sono morti (di natura preferisco sempre attaccarmi alla piu' flebile speranza, anche quando ogni logica ci spinge a fare il contrario), lo hanno fatto mentre erano immersi nel loro elemento, e mentre volavano nel modo a loro preferito.tartan ha scritto:Sono morti molto probabilmente. Il volo in pallone lo conosco bene e conosco le gioie che può dare.
Non e' una frase di circostanza, ma rispecchia perfettamente cio in cui credo.
Sono profondamente addolorato dalla notizia dell'interruzione dei soccorsi, che sembra avvalorare la tesi piu' tragica, cosi' come tutti i dati sul meteo e sulla velocita' presunta di discesa... ma... preferisco attaccarmi a quella flebile speranza cosi come, credo, stiano facendo i loro familiari.
Ma se mi dovessi sbagliare... beh... <toccando ferro, eh> allora sarei certo che l'ultima cosa che hanno visto, l'ultima sensazione che hanno avuto, negli istanti precedenti all'incidente, e' quella sensazione di volare queltartan ha scritto:volo nel silenzio gestito solo dall'intuito e non dal motore.
senza alcuna vena di polemica sia chiaro, anche ben consci che il momento del c........e non chiede mai il permesso prima di coglierti.
-
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Re: Dolore
Un pensiero.
La tristezza ci porta a dire tante cose. Ma la competizione è nella natura umana, purtroppo o per fortuna che sia
La tristezza ci porta a dire tante cose. Ma la competizione è nella natura umana, purtroppo o per fortuna che sia
- a_ndrea
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Re: Dolore
tristar ha scritto: fermo restando che non so nulla di questo incidente e che ho capito bene quello che vuoi dire, vorrei però puntualizzare che l'essere aspirati e maltrattati da un temporale nella più totale impotenza (se così sono andate le cose, il mio è un discorso più generale per rispondere al tuo post), non ha nulla a che vedere con le sensazioni e sentimenti legati al volo di cui hai fatto cenno. Quello che si prova in quella situazione è panico e terrore allo stato più puro che si possa immaginare, e se vogliamo alimentare una giusta cultura del volo dovremmo denunciare senza alcuna incertezza gli errori che hanno portato a ciò, come mi sembra di capire lo stesso Tartan condivida, leggendo tra le righe del suo intervento. Logicamente ciò non è una condanna verso l'equipaggio, che sembrerebbe aver pagato molto caro la cosa, ma un monito per tutti gli altri. Trovo molte analogie con gli incidenti in montagna che ogni anno si ripetono. Come la montagna, il cielo va rispettato, altrimenti ti uccide, e non in senso retorico.
senza alcuna vena di polemica sia chiaro, anche ben consci che il momento del c........e non chiede mai il permesso prima di coglierti.
Condivido pienamente quello che dici, infatti avevo scritto:
...l'ultima cosa che hanno visto, l'ultima sensazione che hanno avuto, negli istanti precedenti all'incidente...
Intendevo, speravo di essere stato piu' chiaro, i momenti precedenti a quando sono finiti (o si sono cacciati) nel temporale, a tutto il tempo che hanno trascorso nel vento e nel silenzio, dalla partenza all'adriatico
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Re: Dolore
orco
per incidente tendo sempre a pensare ad un attimo ben preciso (tipo l'impatto), perciò ho male inteso, pardon.
