aeroporti - per non dimenticare

Le "case" dei nostri aerei e il punto di transito di ogni passeggero, parliamo degli aeroporti di tutto il mondo, ognuno con la sua storia, il suo fascino, le sue peculiarità

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aeroporti - per non dimenticare

Messaggio da i-daxi »

Ciao a tutti!

Ieri sera navigando mi sono imbattuto in un immagine poi non sazio ho approfondito, il risultato é questo:

http://www.villacidro.net/zzz/storia/1943-5.htm

Quanti aeroporti o semplici piste sperdute che ora non ci sono più e che rischiano di finire davvero nel dimenticatoio possono raccontarci dei veri pezzi della nostra storia.
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Re: aeroporti - per non dimenticare

Messaggio da i-daxi »

Ciao!

Pubblico anche il collegamento a questo sito che racconta con tanto di foto la storia degli aeroporti di Milano che spero possa interessarvi.

http://www.storiadimilano.it/citta/mila ... lpensa.htm
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Re: aeroporti - per non dimenticare

Messaggio da i-daxi »

Aggiungo anche questo:

Sarà presentato venerdì 25 luglio prossimo a Sciacca alle ore 19.30 presso l'ex Chiesa di Santa Margherita, il libro di Nicola Virgilio dal titolo “Sciacca 1940/43 - L’AEROPORTO FANTASMA – Diario e memorie di guerra”.

Il volume di 370 pagine è documentato da testimonianze e fotografie d’epoca e corredato da documenti ufficiali dell’Aeronautica. Alla presentazione del volume interverranno il sottosegretario di Stato alla Difesa, Giuseppe Cossiga, l’avvocato Alberto Bonifai, pilota all’aeroporto di Sciacca nel 1941, Luciano Dabbene, in memoria del padre, Tenente Pilota Giordano, caduto nel cielo di Sciacca nel 1941, lo storico Angelo Emiliani, il deputato Giuseppe Marinello e il giornalista Sino Mazza.

“La particolarità dello scritto - dichiara l'autore - sta nell’avere intrecciato alla ricostruzione storica degli eventi bellici di quegli anni, testimonianze sì degli orrori della guerra, ma anche piccoli frammenti di vita quotidiana di giovani uomini che, nei rari momenti di spensieratezza, in quel di Sciacca, mostrarono tutto il loro attaccamento alla vita, forte, in quei giorni, più che mai”.

Un pò di foto:

http://www.eagle42.eu/page_12.htm

http://www.eagle42.eu/page_10.htm

http://www.eagle42.eu/page_29.htm

Base aerea di Sciacca

La Base aerea di Sciacca fu un aeroporto militare della Seconda guerra mondiale (1940-1943). Esso si trovava a Nord di Sciacca, in provincia di Agrigento, nella Piana di Misilifurne.


Storia
La Base aerea di Sciacca nacque a seguito di un pretesto dello Stato italiano nel 1939 per la realizzazione di un Progetto agricolo nell'ambito della protocoltura della zona, indennizzando i proprietari del terreno.

Nel 1940 tutta la zona pianeggiante fu coltivata ad ulivi ed uliveti lungo tutto il perimetro della futura base militare.

Allo scoppio della Seconda guerra mondiale (10 giugno 1940), nelle zone pianeggianti coltivate a prato furono costruite delle piste, mantenendo intatta tutta la coltivazioni degli uliveti ed il pascoli circostanti, mimetizzando e proteggendo gli aerei nei parcheggi. Diverse abitazioni delle contrade circostanti vennero requisite, prima, dal Comando Italiano; e successivamente, nel 1941, dal comando Tedesco, per i servizi aeroportuali.

Gli avieri e sottufficiali risiedevano in capannoni costruite all'ombra degli Ulivi, perfettamente mimetizzati. Ed alcuni altri Ufficiali risiedevano anche nella Città di sciacca.

In diverse aree furono costruiti delle mura antischegge, in protezione dai proiettili.

La base rimase nascosta e mimetizzata per ben 3 anni, dal 1940 al 1943, tanto da essere menzionata come Aeroporto fantasma, sfuggendo alle incursioni aeree dei nemici che sorvolavano altri aeroporti della Siclia, facilmente individuabili. Diversi i compiti affidati ai mezzi della Base, tra i quali:

Ricognizione marina anti som
Caccia scorta ai convogli navali ed aerei
Trasporto truppe e materiale (Africa settentrionale)
Bombardamento terrestre su Malta
Bombardamento anti nave
Caccia notturna
La posizione strategica della Base militare di Sciacca, al centro del Mediterraneo, ne fecero un punto di riferimento delle forze aeree impegnate in missioni in Nordafrica, tra i quali i bombardamenti su Malta.

Il 24 giugno 1942 Benito Mussolini venne appositamente a Sciacca per decorare gli equipaggi del 102° gruppo con 9 medaglie d'argento, 5 di bronzo e 17 croci al merito. La sera stessa della premiazione gli equipaggi erano di nuovo in volo per altri attacchi delle postazioni inglesi a Malta.

Vennero anche decorati il Capitano Pietro Calisti ed il sergente Facchini, entrambi della 76° squadriglia per essersi distinti in azioni di guerra su Malta.

Nel 1943 le operazioni aeroportuali si intensificarono controllando la zona del Canale di Sicilia divenuta precaria, a protezione dei trasporti e trasferimenti Nordafrica-Sicilia.

Nel mese di maggio del 1943 iniziarono i borbardamenti degli alleati contro gli obiettivi strategici del Mediterraneo: Sicilia, Sardegna e Calabria, in vista dell sbarco in Sicilia degli americani. I bombardamenti furono molto intensi anche in Sicilia e soprattutto a Palermo, causando centinaia di vittime tra i civili.


Savoia-Marchetti S.M.79 nel cielo di Sciacca
I mezzi utilizzati nell'Aeroporto militare di Sciacca
Lo Stormo costituito da tre gruppi di aerei:

Caccia
Fiat C.R.42
Macchi M.C.200
Macchi M.C.202
Reggiane Re.2000
Reggiane Re.2001
Messerschmitt Bf 109
Junkers Ju 87B 1
Bombardieri
Savoia-Marchetti S.M.79
Savoia-Marchetti S.M.81
Trasporti
Fiat G.12
Savoia-Marchetti S.M.79
Savoia-Marchetti S.M.81
Savoia-Marchetti S.M.82
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Re: aeroporti - per non dimenticare

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AEROPORTO DI COMISO: UNA STORIA DA RACCONTARE

La politica di espansione verso l'Africa che il governo di Mussolini andava mettendo a punto sin dalla sua costituzione, aveva come suo presupposto primario la costruzione di un avamposto militare che tenesse díocchio líisola di Malta, dominata dagli inglesi, e i movimenti della flotta britannica che sin dalla seconda meta' dell'Ottocento controllava le uniche due vie d'accesso nel Mediterraneo: lo stretto di Gibilterra e il canale di Suez.
La scelta dei comandi militari cadde subito nella zona della provincia di Ragusa, geograficamente la piu' a sud del Paese e percio' la piu' vicina alle coste del nord-Africa. Tale scelta, inoltre, aveva degli importanti precedenti storici: all'epoca delle guerre puniche (III e II sec. a.C.), per esempio, dalle coste della Sicilia sud-orientale partirono le flotte romane per la conquista di Cartagine, e, in epoca bizantina, il corpo di spedizione comandato da Belisario, generale dell'imperatore Giustiniano, salpo' dalle stesse spiagge per andare a combattere i Vandali del nord-Africa (533 d.C.).
Una scelta facile, dunque. Del resto, quale altra zona poteva soddisfare in eguale misura le sopra citate esigenze del regime, se non una che era stata felicemente collaudata nientemeno che da alcuni dei piu' grandi condottieri che la storia avesse mai avuto? Se qualcosa quindi si doveva collaudare, era semmai quella nuova strategia militare che da qualche decennio era andata sempre piu' perfezionandosi: l'aviazione. Fu cosa che, nella meta' degli anni Trenta, si penso' di costruire nella zona della provincia di Ragusa un aeroporto. Ma in quale localita'?
Cominciarono, allora, forti polemiche, di natura squisitamente campanilistica, tra i politici locali. La ragione e' evidente: un aeroporto, in un'area dimenticata e depressa del profondo sud del Paese, avrebbe certamente dato grande prestigio e sicura possibilita' di sviluppo alla citta' che ne avrebbe assunto la paternita'.
Dopo il fallito tentativo del senatore ragusano Filippo Pennavaria di far cadere la scelta nel territorio di Ragusa, sull'altopiano della catena dei Monti Iblei, precisamente sulla piana dell' "Annunziata", i comandi dell'Aeronautica adocchiarono un'altra area, a circa un chilometro dal centro abitato di Comiso: contrada Canicarao.
Anche questa era una localita' che ricadeva nel comprensorio della citta' di Ragusa, ma ancora una volta venne scartata dai tecnici militari che la ritennero insufficiente e pericolosa perche' in prossimita' di una collina.
Dopo ulteriori ricerche del sito piu' opportuno per la realizzazione del campo d'aviazione, fu presa finalmente la decisione conclusiva: contrada Cannamellito, una vasta area in aperta pianura, che, pur trovandosi ad appena tre chilometri da Comiso, apparteneva al piu' lontano comune di Vittoria. Si procedette immediatamente all'esproprio dei terreni contenuti nella zona prescelta (circa 146 ettari, di proprieta' delle famiglie Gioacchino Iacono di Vittoria e Nunzio Iacono di Comiso, nonche' della famiglia Caruso di Comiso).
Fu soprattutto grazie all'intervento dell'on. Biagio Pace, archeologo comisano di fama internazionale, se, nel giugno del '37, riordinando l'assetto territoriale della provincia di Ragusa allo scopo di eliminare una situazione risalente al periodo feudale e pregiudizievole alla popolazione di Comiso, con Legge n. 952 (Modificazioni alle circoscrizioni territoriali dei comuni di Comiso, Ragusa, Vittoria, Biscari e Chiaramonte Gulfi, in provincia di Ragusa, e di Caltagirone, in provincia di Catania), il governo fascista attribuiva al comune di Comiso un aumento complessivo di superficie di 2269 ettari, dei quali 620 li otteneva dalla citta' di Vittoria, che non gradi' per niente il provvedimento: non tanto per l'amputazione territoriale, ampiamente risarcita con l'assegnazione di ben 1040 ettari del vicino comune di Biscari (Acate), ma perche' in quell'area di 620 ettari vi erano compresi i 146 di contrada Cannamellito sui quali si stava costruendo l'aeroporto.
Nell'estate di quello stesso anno, quando Mussolini venne in visita nella provincia di Ragusa, pote' constatare di persona che i lavori per la costruzione dell'aeroporto, anche se iniziati da poco, procedevano alacremente. Fu in quella circostanza che sul frontale principale del palazzo comunale di Comiso venne attaccata una lapide di marmo (distrutta dopo la caduta del fascismo) sulla quale si leggeva : "L'anno 1937, XV E.F., Mussolini spezzando la superstite servitu' del feudo ampliava il territorio di Comiso destinata a sentinella avanzata del Mediterraneo".
Nel 1939, subito dopo l'ultimazione, l'aeroscalo, intitolato a "Vincenzo Magliocco", generale siciliano dell'aviazione morto il 27 giugno 1936 a Lekempti, nell' "Africa Orientale Italiana", fu inaugurato con solenne manifestazione fascista in una gremita e tripudiante Piazza Fonte Diana.
L'ottimismo e l'esultanza dei comisani, pero', erano destinati a durare molto poco.
Nel 1940, Mussolini ordino' di attaccare l'Egitto, importante base britannica, aprendo cosi' un altro fronte di guerra: il nord-Africa. L'esercito italiano fu ripetutamente respinto dagli inglesi che si spinsero in Libia, allora colonia italiana, occupandone parte del territorio. In ragione di cio', l'anno successivo, Hitler decise di mandare in aiuto dei maldestri alleati un corpo speciale istituito proprio per la guerra nel deserto e affidato al comando del feldmaresciallo Erwin Rommel: l'Africa Korps (qualche vegliardo ricorda ancora la presenza nell'aeroporto di Comiso di alcuni reparti di questo corpo tedesco, diretti in Africa).
Il "Magliocco", quindi, cui peraltro faceva capo una miriade di piccoli campi d'aviazione mimetizzati nelle zone adiacenti (contrada di San Pietro, Mortilla, Gela e, piu' in la', Sciacca, Licata, ecc.) che servivano come depositi di munizioni, con l'intensificarsi delle operazioni di guerra in Africa, divento' uno scalo aeroportuale di grande importanza strategica, tale da non poter piu' sfuggire all'obiettivo degli aerei alleati.
Le prime incursioni nemiche non fecero alcuna distinzione fra militari, giunti nel frattempo in numero sempre crescente, e civili.
"Gli avvenimenti sanguinosi per la popolazione comisana - raccontava nelle pagine de La Sicilia il noto cronista locale Lino Rimmaudo - portano due date che nessuno ancora dimentica: 26 maggio e 17 giugno 1943. Ecco, in breve, cosa avvenne quella mattina di maggio nel ricordo degli anziani: mancava poco alle 10,30 e il cielo sembro' oscurarsi. Uno spettacolo terrificante si presento' agli occhi della popolazione civile. Una quantita' enorme di aerei, le famose fortezze volanti della R.A.F., disposti in formazione da combattimento, piombo' sulla citta', diretta verso l'aeroporto.
A un certo punto gli aerei cominciarono a vomitare bombe ancor prima di giungere sulla verticale dell'aeroporto. Un vero bombardamento a tappeto che fece subito le prime vittime fra i civili, contadini principalmente, sorpresi a lavorare nei campi adiacenti alla zona militare.
La contraerea oppose una tenue resistenza essendo stata colta di sorpresa, mentre moltissimi aerei vennero distrutti a terra ancor prima che potessero prendere il volo. I pochi che ci riuscirono furono decimati dai caccia nemici che scortavano i bombardieri inglesi.
In pochi minuti l'aeroporto divenne un ammasso di rovine fumanti con corpi orrendamente mutilati sparsi un po' ovunque. Molte le vittime anche tra gli operai civili che lavoravano all'interno dell'aeroscalo. Quella data del 26 maggio 1943 segno' l'inizio della cosiddetta operazione Husky, il nome convenzionale con cui venne battezzata l'invasione della Sicilia da parte delle truppe alleate. Non erano trascorse poche settimane da quel tragico evento che la mattina del 17 giugno, alle 11,00 circa, se ne verifico' un altro, ancor piu' micidiale e sanguinoso. I morti, stavolta, si contarono a decine e i feriti a centinaia, moltissimi fra la popolazione civile. L'aeroporto venne letteralmente raso al suolo".
Immediatamente dopo la guerra, si cerco' di utilizzare la struttura aeroportuale per usi civili, ma il tentativo falli': la LAI (Linee Aeree Italiane), che gestiva i voli di linea con Catania mediante un bimotore capace di ospitare fino a cinquanta passeggeri, dopo pochi anni "chiuse bottega".
Questa infrastruttura, che poteva diventare decisiva per lo sviluppo, anzi, a dire dei politici dell'epoca, per il "decollo", dell'economia della provincia di Ragusa, in quanto avrebbe contribuito in maniera rilevante alla rottura dell'atavico isolamento geografico (e commerciale) di quest'area con il resto del Paese, rimase invece chiusa e in uno stato di completo abbandono, fino al 1965.
Quell'anno, infatti, l'aeroporto fu riaperto. Quando un'altra societa' aerea, l'ATI, in quella lontana domenica di maggio, inauguro' la nuova linea Palermo-Comiso e viceversa, autorita' e uomini politici della provincia, a bordo del Fokker 27, conversavano sulle fortune che si stavano aprendo per la provincia iblea: sviluppo dell'agricoltura, i cui prodotti avrebbero finalmente potuto raggiungere senza perdita di tempo i grandi mercati del nord; ingrossamento dell'onda turistica che, riversandosi sicuramente copiosa, avrebbe inondato le soleggiate viuzze barocche del ragusano.
Progetti, questi, forse molto ambiziosi, di sicuro troppo ottimistici. Non furono mai realizzati, purtroppo.
L'aeroporto tiro' avanti ancora per un po', grazie soprattutto ai contributi dell'amministrazione provinciale, degli enti locali e della regione. Nel novembre del 1972, fu definitivamente chiuso al traffico civile. La linea era completamente passiva e l'ATI non era piu' disposta ad innaffiare quel ramo secco.
base comiso
Nei primi anni Ottanta si torno' a parlare dell'aeroporto di Comiso, ma con toni apocalittici, con espressioni di morte e devastazione che suscitarono paura. Agli inizi dell'agosto del 1981, venne diffusa la notizia che il Consiglio dei ministri aveva deciso di localizzare la base NATO a Comiso, presso il semi-abbandonato aeroporto che, poiche' era destinato ad accogliere 112 missili Cruise a testata nucleare, sarebbe diventato la piu' grande base d'Europa.
Da allora, fino agli accordi di pace tra USA e URSS del 1987, Comiso fu nel centro del ciclone massmediatico e meta dei pacifisti di tutto il mondo.
Il perentorio arrivo di questi ultimi, cosi' variopinti, cosi' trasgressivi e anticonformisti, che si accampavano ai margini del "Magliocco" conducendo vita comunitaria e praticando il libero amore, di troupe televisive e di rampanti giornalisti in cerca di popolarita', certo lascio' perplessi e smarriti anche i piu' moderni ed emancipati dei comisani, che dovettero paragonare questa singolare invasione alla "venuta dei turchi". E la cosa non deve affatto stupire perche' la citta', anche se dal punto di vista culturale ed economico era (ed e') ben lontana dall'iconografia tradizionale del "profondo Sud", non era certo paragonabile in quanto ad apertura mentale alle grandi metropoli del nord-Italia e meno che mai a quelle europee: si trattava comunque di un paesino dell'estremo lembo della Sicilia orientale!
Nonostante gli accorati appelli di pace della gente comune e degli intellettuali di ogni credo politico e nazione, nonostante gli accesi dibattiti in piazza come nelle sedi istituzionali, nonostante l'eclettico e deciso (e utopistico) impegno dell' "esercito" pacifista (che, nell'agosto e poi nel settembre 1983, in occasione dei "blocchi nonviolenti" davanti ai cancelli dell'aeroporto, subi' le rabbiose quanto immotivate cariche delle forze dell'ordine), e nonostante echeggiassero, come moniti, nelle viuzze del paese e, forse, nel riposto della coscienza di ognuno, il triste canto religioso del monaco buddista Morishita, simile ad una nenia, ed il suono cupo del suo tamburello battuto a ritmo regolare, i lavori al "Magliocco" continuavano senza soluzione di continuita' e nel marzo del 1984 la prima batteria di 16 missili fu dichiarata operativa.
I comisani si erano abituati, o meglio, rassegnati a convivere con i Cruise (via via cresciuti di numero), con chi li aveva portati e con chi, invece, li aveva acerrimamente osteggiati, quando il determinato e convinto lavoro diplomatico, volto alla distensione e al disarmo nel mondo, dell'illuminato successore del vecchio Cernienko, Michail Gorbaciov (premio Nobel per la pace nel 1990), produsse i primi insperati risultati nel summit di Washington, dove fu firmato un trattato per la messa al bando delle forze nucleari a raggio intermedio.
A Comiso pian piano si ritornava alla normalita': pacifisti, missili ed americani lasciavano il territorio che li aveva ospitati per piu' di un lustro. Tutto cadeva nel dimenticatoio.
Ma il caso (che altri chiama Dio), bizzarro e imperscrutabile, ha fatto in modo che la "base NATO", ormai smilitarizzata, piuttosto che continuare a precipitare nell'oblio, ritornasse alla ribalta internazionale ma, stavolta, con una "diversa" destinazione d'uso: non piu' base della morte ma della vita, non piu' base della guerra ma della solidarieta' tra i popoli. Tralasciando la descrizione di particolari noti a tutti, qui basti ricordare che, nel 1999, la ex base NATO di Comiso e' stata per diversi mesi alloggio di quasi cinquemila kosovari in fuga dall'ennesima, cruenta guerra esplosa in quell'autentico nido di vipere impazzite che e' l'ex Iugoslavia.
Nemesi storica? Probabile.
A guerra finita i profughi sono ritornati in patria, lasciando la ex base nel bel mezzo delle polemiche politiche circa la sua riconversione: bisogna che diventi un aeroporto civile, un aeroporto per lo scalo merci, un centro di ricerche o una cittadella universitaria? Chi deve gestire la riconversione? Una societa' patrocinata dal Comune, dalla Provincia o dalla Regione?
Ma tali questioni - oggi peraltro largamente risolte grazie alla determinazione dell'attuale gruppo dirigente locale, che sul "Progetto Konver" gioca grande parte della sua credibilita' politica, perche' e' sul buon esito di tale progetto che si gioca il futuro economico di Comiso e dell'intero comprensorio circostante - non appartengono piu' alla storia: sono cronaca di questi giorni.
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Re: aeroporti - per non dimenticare

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Altro aeroporto - altro capitolo di storia:

LA 'STORIA' DELL' AEROPORTO DI VITERBO


Viterbo sin dagli anni ‘20 ebbe un Campo di fortuna, voluto dall’Amministrazione provinciale per effetto della Legge 27 Giugno 1927 n° 1630, sul quale potevano atterrare gli aerei civili o militari in eventuale difficoltà nel loro transito sulla nostra zona.
La località destinata a tale scopo era posta alle Bussete vicino all’attuale aeroporto.
Fu il duce Benito Mussolini a voler dotare Viterbo di un «importante aeroporto militare per il quale è stata stanziata la somma di 11 milioni e 800 mila lire», lo spianamento del terreno, in località Campo delle rose, e la costruzione delle strutture aeroportuali impegnò oltre mille operai che vi iniziarono a lavorare prima del 28 Ottobre del 1936, come riferisce un telegramma inviato al prefetto di Viterbo, Arturo Vendittelli (Agosto 1936 - Agosto 1939), dal Ministero dell’Interno in data 7 Ottobre di quell’anno.

Così fu perché il 18 di quel mese la ditta romana Imprese di Costruzioni fratelli Vaselli Romolo fu incaricata di assumere i lavori per la realizzazione dell’Aeroporto. Furono impiegati trecentosessanta operai e tra loro, come guardiano notturno, era anche mio nonno Giuseppe Matteacci (Pietralunga 3 Marzo 1906 - Viterbo 25 Agosto 1976) che da Gubbio venne a Viterbo in bicicletta e di lì a poco vi trasferì tutta la sua famiglia, che vi rimase stabile.






Terminata la costruzione dell’Aeroporto, vi si stabilì il 9° Stormo B.T. (Bombardamento Terrestre), che venne di stanza a Viterbo il 15 Ottobre del 1937, era stato costituito a Ciampino Nord il 26 Febbraio 1934.
Lo Stormo aveva in uso gli aerei S 79 SIAI Marchetti dotati di tre motori Alfa Romeo stellari da 750 HP. L’aereo fu soprannominato lo Sparviero, ma il nemico lo conosceva meglio come il Gobbo maledetto.
Il 9° Stormo si sciolse dopo l’8 Settembre 1943.
Il 14 Settembre 1937, prima dell’inaugurazione ufficiale, il generale Giuseppe Valle, sottosegretario dell’Aeronautica, pilotando personalmente un trimotore, giunto sopra a Viterbo dopo aver affidato l’aereo al secondo pilota, si lanciò da seicento metri di quota col paracadute «toccando regolarmente il campo di volo dopo circa 75 secondi».
Con lui era l’inventore del paracadute Salvador, Prospero Freri. Valle, con il suo lancio, volle dimostrare che l’Aeroporto era idoneo ad ospitare una scuola di paracadutisti, allontanando i dubbi che qualcuno aveva in merito alle forti correnti ascendenti che sembra potessero colpire la nostra zona.

L’Aeroporto, armato dalla Regia Aeronautica, con Foglio d’Ordini del 25 Novembre 1937 dello SMA, fu intitolato a Tommaso Fabbri, nato a Roma il 15 Febbraio 1908, tenente pilota, medaglia di bronzo al valor militare, caduto sul Lago Ascianghi in Etiopia il 4 Aprile 1936.
Fu inaugurato ufficialmente il 5 Febbraio 1938 alla presenza del vescovo di Viterbo, Emidio Trenta.
Al Fabbri fu innalzata una stele alla memoria, inaugurata il 28 Marzo 1974, collocata inizialmente presso l’ingresso dell’Aeroporto.
L’Aeroporto fu anche dotato di una Stazione aerogoniometrica ausiliaria ed inserito nella rete di Controllo all’Assistenza del Volo nazionale.





Un importante evento doveva essere registrato nelle cronache, infatti, il 27 Maggio 1938, verso le ore 9, sulla pista dell’Aeroporto, senza preavviso, atterrò Benito Mussolini.
Il duce aveva pilotato da Guidonia un trimotore da bombardamento ed era accompagnato dal generale Giuseppe Valle, dal colonnello Biseo e dal comandante dell’Aeroporto Gambino. Grande importanza rivestì il successivo 3 Dicembre 1938, quando venne a visitare l’Aeroporto, il re Vittorio Emanuele III, accompagnato dal generale Bernasconi.

Tra la fine del 1941 e gli inizi del 1942 l’Aeroporto fu utilizzato per le riprese del film Un pilota ritorna del regista Roberto Rossellini con Massimo Girotti, Michela Belmonte e Piero Lulli. Nel 1942 l’Aeroporto ospitò la 2ª Scuola di Paracadutismo, la 1ª era a Tarquinia, ove erano presenti anche reparti della Luftwaffe tedesca con mezzi di trasporto e da caccia.
L’Aeroporto fu bombardato il 29 Luglio 1943, alle ore 13,30, dall’aviazione anglo-americana per mezzo dei bombardieri 36 B24 Liberator, furono distrutti gli hangars con gli aerei all’interno, la palazzina del comando, gli aerei in pista e i depositi dei carburanti. Tre bombe cadute sulle camerate non esplosero. In seguito, nella notte del 15 - 16 Agosto 1943, fu iniziata ad essere colpita anche la Città di Viterbo da numerosi e spesso massicci bombardamenti che terminarono dopo il 9 Giugno 1944.
Nel 1944, dopo l’arrivo degli anglo-americani, atterrò all’Aeroporto il re Giorgio d’Inghilterra, il quale era venuto per la visita ai combattenti.
Passata la Seconda guerra mondiale l’Aeroporto, dopo la sistemazione del campo di atterraggio e l’abbattimento delle strutture bombardate, riprese la sua attività, dall’Aprile 1945, come Posto Raccolta Reduci Aeronautica, infatti, venivano qui riuniti i militari rimpatriati dalla prigionia. Venne costituito, il 18 Gennaio 1947, il Centro Militare di Paracadutismo nella Caserma Dante Chelotti dove furono addestrati i Nuclei Paracadutisti delle Brigate alpine Julia, Cadore, Taurinese e Tridentina.





Il Centro è stato trasferito il 28 Agosto 1956 a Pisa. Sul terreno dell’Aeroporto si potevano ammirare i trimotori da trasporto S.M. 82 che venivano utilizzati per effettuare i lanci di addestramento della Divisione Folgore.
L’Aeroporto fu sede dal 1953 del C.I.R.A.M., Centro Istruzionale Reclute Aeronautica Militare e ancora dal 1953 al 1958, della Scuola Specialisti per la formazione degli avieri aiuto automobilisti, S.S.A.A.
Il 1° Settembre 1958 vi fu costituita la prima Scuola Centrale di Vigilanza Aeronautica Militare, assumendo, poi, nel 1981 la denominazione S.A.R.V.A.M., Scuola Addestramento Reclute e Vigilanza Aeronautica Militare. Nel 1980 è stato eretto all’interno dell’Aeroporto il monumento in memoria dei Caduti del 9° Stormo.

Il Centro Aviazione dell’Esercito, che ha questa denominazione dal 1993, trae la sua origine dal Reparto Aereo di Artiglieria, costituito nel 1951 a Bracciano, nella Scuola di Artiglieria. Nel 1957 prese il nome Centro Addestramento Aerei Leggeri Esercito, C.A.A.L.E., e il 25 Gennaio 1958 venne trasferito a Viterbo; occupa i locali della Caserma Chelotti e una parte antistante dell’Aeroporto Fabbri.
Nel 1976 il C.A.A.L.E. diventò C.A.L.E., Centro Aviazione Leggera dell’Esercito, col motto Volat agile rapide observat, e al suo interno fu costituito il 1° raggruppamento A.L.E. Antares, col motto Primus nomine, factisque fulgentior. In data 1° Febbraio 1976 si costituì il 1° Reggimento AVES Antares dai preesistenti 1° reparto Elicotteri Uso Generale e 1° reparto Elicotteri Medi, riarticolandosi nel 51° Gr. Sqd. EM Leone, 11° Gr. Sqd. ETM Ercole e 12° Gr. Sqd. ETM Gru soppresso nel 1974. Gli equipaggi che formano il 1° Reggimento AVES Antares, per il loro alto impegno e valore, hanno visto decorare la propria bandiera con la Medaglia d’Argento al valor dell’Esercito e con la Croce di Cavaliere dell’Ordine Militare d’Italia.
Il 4° Reggimento AVES Altair è stato costituito a Bolzano il 20 Gennaio 1976, allora era denominato 4° raggruppamento ALE Altair. Nel 1992 il reparto adottò la denominazione 4° Reggimento Aviazione Leggera dell’Esercito Altair e nel Giungo 1993, con l’inserimento in servizio dei Dornier 228, che non sono classificabili leggeri, prese l’attuale nome. La sua bandiera è decorata con cinque Medaglie d’Argento al Valore Civile.

Il 15 Giugno 1976 fu costituito il 4° Reparto Riparazioni Aerei Leggeri Esercito, il R.R.A.L.E. divenendo così Base A.L.E. Il motto è Res, non verba. Il 6 Ottobre 1990 è stata consegnata al reparto la Bandiera di Guerra e, per l’occasione, è stata emessa una cartolina.
Si sta realizzando (2001) un aeroporto civile - turistico con una pista lunga millecinquecento metri e larga trenta.

Dal volume di Mauro Galeotti:
“L’illustrissima Città di Viterbo”, Viterbo, 2002. (Archivio Mauro Galeotti) 2004

20 febbraio 2008
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Re: aeroporti - per non dimenticare

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Storia dell'aviazione Umbra dell'aeroporto di Foligno:

http://www.aformadidea.com/Aeroporto_di ... toria1.asp
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Re: aeroporti - per non dimenticare

Messaggio da i-daxi »

allegato alla storia degli aeroporti milanesi.

http://www.storiadimilano.it/citta/mila ... aproni.htm
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Re: aeroporti - per non dimenticare

Messaggio da I-LUVI »

Aggiuingiamo anche..... La malpensa che doveva essere ....... ovvero l'Aeroporto militare della Promessa di Lonate Pozzolo

http://www.fmboschetto.it/Lonate_Pozzol ... iatori.htm
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Re: aeroporti - per non dimenticare

Messaggio da i-daxi »

Grazie!!! :) :)
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Re: aeroporti - per non dimenticare

Messaggio da povvo »

grazie i-daxi per tutte le info di storia aeronautica che ci offri!!!
"A Federal Aviation Administration spokeswoman said there was no regulation about leaving someone asleep on a plane."
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Re: aeroporti - per non dimenticare

Messaggio da i-daxi »

povvo ha scritto:grazie i-daxi per tutte le info di storia aeronautica che ci offri!!!
grazie a te per l'interesse. :) :)

chiunque agguinge qualcosa è ben venuto, per chi unque come noi tre é curioso e soprattutto non vuole dimenticare ciò che poi ha dato origine a ciò che conosciamo oggi.
:) :) :)
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Re: aeroporti - per non dimenticare

Messaggio da i-daxi »

Una bella carrellata di foto dell'aereoporto di Trieste Ronchi dei Legionari:

http://www.aeroporto.fvg.it/foto/slides ... ricgallery
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Re: aeroporti - per non dimenticare

Messaggio da i-daxi »

povvo ha scritto:grazie i-daxi per tutte le info di storia aeronautica che ci offri!!!
Mi fà piacere :) :)

Anche io sono molto curioso di queste cose.
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Re: aeroporti - per non dimenticare

Messaggio da i-daxi »

Storia e immagini del Leonardo da Vinci di Roma.

http://www.grupponline.it/Aeroporto/Aeroporto.htm
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