
Per crisi petrolifera, non è da intendersi soltanto l'altalena dei prezzi che si sta verificando nel 2008, prevalentemente dovuta a fattori speculativi, ma anche il concetto, peraltro condivisibile, che i costi di estrazione cresceranno in modo inversamente proporzionale alla quantità di petrolio disponibile nei giacimenti.
Questa escalation continuerebbe fino al giorno in cui il prezzo raggiungerebbe un limite oltre il quale il ricorso al petrolio diventerebbe antieconomico. Ma poi come proseguire?
Il trasporto aereo è uno dei settori che più di altri potrebbero scontare questa situazione in quanto non sembrerebbero esistere al momento alternative razionalmente praticabili a questa fonte di energia.
Si riporta a tal proposito un conteggio dell'eventuale biocarburante necessario a far volare la sola flotta di Airbus A380 già ordinata dalle compagnie aeree, che necessiterebbe per la sua produzione di un'area coltivabile grande quanto tutta la superficie coltivabile della Francia!
Inoltre, la flessione del traffico aereo provocata dai prezzi esorbitanti dei biglietti, porterebbe a una spirale di crisi che investirebbe tutto il comparto, dalle compagnie ai costruttori di aeromobile con tutto quello che c'è di indotto!
Io spero che questi analisti si sbagliano, ma temo che abbiano delle buone ragioni per affermare certe cose.
Certo è che prefigurare uno scenario così, proprio in questo periodo in cui la vicenda dell'Alitalia tiene banco, porta a chiedersi se alla fine non interverranno davvero fattori "naturali" a ridefinire globalmente il sistema dei trasporti mondiali (brrrrr

Voi come la pensate? Esisterà un modo sostenibile di ovviare ai carburanti derivati dal petrolio se davvero questo dovesse prima o poi finire?
Ciao,
Corrado