L'AG leggera e l'archeologia

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pippo682
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L'AG leggera e l'archeologia

Messaggio da pippo682 »

L'aviazione generale leggera non è solo un (meraviglioso) passatempo per appassionati, ma può avere la sua utilità in molti campi. Le limitazioni del volo VFR, specialmente in relazione alle condizioni meteorologiche, impongono alcuni limiti, ma restano molte applicazioni utili.

E' il caso di quella riportata nell'articolo pubblicato oggi dal quotidiano di Padova "Il Mattino".

Ho avuto modo di effettuare i primi due voli di una lunga serie relativa a questa iniziativa, e devo dire che sono rimasto affascinato. Non solo da quello che facilmente si vede dall'alto, cosa che probabilmente è capitata a molti di voi con i cosiddetti "paleoalvei", ovvero le vecchie traccie dei fiumi che si individuano come traccie scure che si muovono sinuose nelle pianure, ma soprattutto con evidenze riconducibili ad attività umane. Tra queste le più affascinanti sono le centuriazioni (suddivisioni regolari dei latifondi, di epoca romana), e le strutture di abitazioni o addirittura di piccoli centri abitati. Le strade sono individuate da due "binari" paralleli, che si estendono per centinaia di metri, e che altro non sono che le evidenze dei fossati scavati ai lati della stessa.

Per parlare in modo più "tecnico" del volo, che si svolge al mattino in quanto la luce radente evidenzia le irregolarità del suolo, si inizia con un briefing durate il quale si pianifica il volo in relazione alle necessità dei ricercatori e a quelle delle regole del volo, specialmente in riferimento agli spazi aerei. Si traccia quindi un "percorso di ricerca" di massima, che dovrà coprire la zona dove si presume di trovare evidenze di quanto ricercato. Il volo di trasferimento verso il punto avviene a velocità di crociera, mentre le osservazioni si fanno alla velocità di 80 Kts. E' preferibile l'uso di aerei ad ala alta, che permettono una fisibilità migliore verso il basso (abbiamo tolto il blocco del finestrino per facilitarne l'apertura e migliorare la qualità delle foto). Obbligatorio l'uso delle cuffie, specie a finestrino aperto. L'equipaggio è composto da almeno tre persone: pilota, fotografo-osservatore, addetto al GPS-osservatore. Il pilota, nel tempo lasciato "libero" dalle esigenze di condotta del velivolo, collabora con l'osservazione a terra (è quindi richiesta un po' di formazione). L'osservatore fotografo copre con le sue riprese sui 360° le zone individuate, attorno alle quali il pilota deve mantenere un cerchio costante, mentre l'addetto al GPS registra su un taccuino eventuali osservazioni ed il punto fotografato. Un po' alla volta si realizza un discreto affiatamento tra i tre, specialmente se il pilota si lascia prendere dalla passione per il progetto, andando oltre il suo compito.

Chi fosse interessato ad approfondire il progetto, trova allegata la cartella stampa preparata dalla Dott.ssa Francesca Veronese, archeologa dell'Università di Padova, che coordina le attività e parteciperà anche ai voli. Le note storiche, e la spiegazione del progetto, sono molto interessanti. In volo con il sottoscritto c'erano il Dott. Paolo Mozzi ed il Dott. Andrea Ninfo, del Dipartimento di Geologia dell'Università di Padova.

Ovviamente, oltre al sottoscritto, verranno coinvolti anche altri piloti dell'Aeroclub (Filippo1974 ha fatto un primo breve volo). Un ringraziamento particolare al Presidente dell'Aeroclub, Eugenio Poggini, che ha molto lavorato per portare in porto questo progetto.

A seguire pubblicherò qualche foto nella quale si intravede l'oggetto della nostra ricerca.
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