Andiamo a visitare la moschea di Bibi-Khanym, la più grande dell'Uzbekistan, che può accogliere fino a 15.000 persone. Questa è la vista dall'esterno:

Bibi-Khanym era la moglie cinese di Tamerlano (quella che finora mancava all'appello delle quattro, e che pare fosse la sua prediletta), la quale - secondo la leggenda - fece costruire questa moschea per fargli una sorpresa al suo ritorno da una lunga assenza. La costruzione infatti avvenne a tappe forzate (a parte la stucchevole leggenda dell'architetto innamorato di lei, che vi risparmio), e il gigantismo forzato di questo edificio ne fu dall'inizio la condanna, perché nel tempo si sgretolò e venne definitivamente abbattuto da un terremoto nel 1897. Quello che vediamo oggi, quindi, è il frutto della ricostruzione e dei restauri esterni.
Oltrepassato l'ingresso si accede ad un largo piazzale quadrato sui cui lati si fronteggiano, a destra e a sinistra, due costruzioni gemelle (metto le foto di quella sulla destra, in miglior favore di luce al momento):



Questa invece è la costruzione di fronte all'entrata:

e questo un particolare visto guardando l'arco da sotto in su:

Purtroppo, lo stato interno dell'edificio non è altrettanto stupefacente, qui non sono ancora stati fatti restauri:


Al centro del piazzale c'è un enorme leggio in pietra, nel quale veniva collocato un Corano risalente addirittura al VII secolo e tutto in pelle, oggi custodito a Tashkent:


Di fronte a questa moschea c'è il mausoleo di Bibi-Khanim, che però non abbiamo visitato.
Dopo la visita alla moschea, siamo andati per un'oretta nell'adiacente mercato di Samarcanda. Adiacente così (vista della moschea dal mercato):

Come abbiamo constatato finora, il mercato è ancora oggi un luogo molto importante, essendo centro sia economico sia di riferimento sociale.
Quello di Samarcanda è mitico per la sua vastità: non avendo tempo per visitarlo tutto, con la mia amica ci siamo dedicate alle sezioni verdura e frutta-riso-dolci-pane.
Devo dire subito che ci ha colpite, anche qui, la pulizia del luogo: nonostante la vastità e l'animazione di gente che c'era, non abbiamo visto una carta o una buccia per terra, pur essendo fine mattinata. Esplorando un po', abbiamo infatti constatato che c'è un notevole sistema idrico che fa scorrere acqua corrente intorno a tutto il mercato

c'è continuamente chi si occupa di tenere pulito

e questo è l'aspetto normale di una qualunque corsia del mercato


Dappertutto noterete poi, nelle foto che seguono, l'attenzione all'ordine e alla simmetria della merce esposta. Anche qui, come m'era capitato altrove, ho avuto l'impressione che fosse qualcosa di istintivo e atavico, come un desiderio e quasi una necessità - ovvero: come un'ovvietà culturalmente strutturale - che porta ad offrire i prodotti in un solo modo, continuamente curato: quello della disposizione ordinata.
Allora, andiamo a fare la spesa al mercato... di Samarcanda! E a vedere come parecchi alimenti abbiano colore o dimensioni diversi da quelli che conosciamo in Italia.
Cominciamo dalla verdura (qualche foto ha un forte riflesso blu perché di questo colore sono tinteggiati i vetri sul soffitto):





ecco i fantastici e saporitissimi pomodori

e i cetrioli

Passiamo alla sezione frutta & altro. Vista generale:

Ci accolgono dei dolcissimi fichi che ci vengono offerti con grandi sorrisi (notate sempre l'ordine con cui è presentata la merce)

e altra frutta. Tutta di piccole dimensioni rispetto alle abitudini italiane: ma se sapeste che sapore...





Si trovano piramidi di gherigli di noci intere (mica facile prepararle intere: avete mai "litigato" con uno schiaccianoci?)

More? Sì, ma di gelso!

E la frutta secca

Arriviamo al pane, il celeberrimo pane di Samarcanda. La guida ci ha spiegato che chi ha occasione di venire qui dalle altre città ne porta sempre via un po', perché ha sapore e consistenza non conosciuti altrove. Per quello che abbiamo sperimentato in quei pochi giorni, è vero!


E poi le torte augurali



E un fantastico gioco di cristalli di zucchero, già visto in altri mercati, che in un altro ambiente si scambierebbe per quarzo

C'è anche la pasta, ne ho vista in tutti i mercati. E' prodotta localmente, e si intuisce dalle etichette...

Torniamo in albergo per pranzare. Nel pomeriggio, andiamo a visitare il luogo più celebre di Samarcanda, quello riprodotto in tutte le cartoline: il Registan.

Arrivando nella piazza, notiamo diversi gruppi di giovani vestiti con costumi tradizionali che a loro volta si stanno dirigendo verso il Registan:

che succede? La nostra guida si informa e scopriamo che stanno per iniziare le prove di alcune danze e sfilate che faranno parte dello spettacolo che si terrà qui fra un mesetto, sembra per un importante festival musicale. Sul momento prendiamo la cosa come una piacevole aggiunta, ma di lì a poco ci renderemo conto che invece è una scocciatura colossale che ci impedirà di visitare due dei tre edifici.
Entriamo anche noi sul lato sinistro della piazza, e ci infiliamo subito nell'edificio sul lato occidentale, che è il più antico dei tre (XV secolo). La guida ci illustra i tre monumenti che danno sulla piazza e poi ci dà del tempo libero per girare a nostro piacimento, appuntamento dopo un paio d'ore al pullman.
L'edificio in cui ci troviamo è la madrasa di Ulughbek (l'astronomo nipote di Tamerlano) che qui ha insegnato matematica. Queste sono alcune foto del cortile interno della scuola:




e questo è lo studio di Ulughbek:

Mentre il resto del gruppo si attarda nei vari negozietti di souvenir che si trovano in diversi locali della madrasa, la mia amica ed io decidiamo di andare a vedere il resto. Uscendo sulla piazza, vediamo che è in pieno svolgimento un balletto, e infatti i sorveglianti ci fanno cenno di aspettare che termini prima di spostarsi verso l'edificio sul fondo.

Mentre aspettiamo, ne approfitto per fotografare le facciate dei due edifici - entrambi del XVII secolo - che (pensavo) avremmo visitato di lì a poco: quello di fronte a noi è la madrasa di Sher Dor, cioè del leone, per via dei due "leoni" (in realtà sembrano piuttosto due tigri) che compaiono sulla facciata:

E questa è un'altra foto che avevo fatto arrivando:

Quello sulla nostra sinistra, invece, è la madrasa Tilla-Kari, che significa "rivestita d'oro"; si tratta di un caravanserraglio poi trasformato in madrasa. Osservate, nella foto che segue, sia le persone affacciate al primo piano, sia i militari che stanno sotto:

Dirigendoci verso il fondo della piazza faccio un'altra foto della madrasa del leone, eccezionale in pieno sole; ma notate che anche in questa foto in basso si vedono militari...

Infatti, passiamo davanti ad almeno duecento soldati in divisa che stanno aspettando... sul momento non capisco cosa. Comincio a farmi un'idea quando ci viene negato l'ingresso alla madrasa d’oro: un addetto ci spiega che non si può entrare perché è riservata a tutti i figuranti e i ballerini che stanno provando. In effetti mi guardo intorno e mi rendo conto che la mia amica ed io siamo le uniche turiste: la cosa comincia ad inquietarmi un po'.
Abbastanza scocciate per non aver potuto visitare questo monumento, proseguiamo lungo la sua facciata pensando che almeno la madrasa del leone sarà visibile; intanto, ne approfitto per fotografare la facciata della madrasa di Ulughbek:

Arrivate tranquillamente sull'angolo, chiacchierando e guardandoci intorno, facciamo per avviarci verso la madrasa del leone ma un militare ci ferma e ci fa segno di no. Un po' a gesti e un po' in inglese chiedo se possiamo aspettare e poi andare dopo, ma quello mi fa cenno di andare via e mi dice "there is a problem" con un tono profondamente sovietico che m'ha raggelata, perché ho capito che una parola in più e ci avrebbero impacchettate. Perciò suggerisco alla mia amica di andare via con calma, passando nel giardino che ci indica il militare e poi girando dietro la madrasa del leone. Al passaggio, fotografo almeno il fianco della madrasa:

e poi, vista l'aria che tirava, metto in borsa la macchina fotografica.
Quando siamo ritornate sul fondo della piazza, i militari che prima avevamo visto a centinaia stavano provando una sfilata e dei movimenti coreografici: ecco perché prima aspettavano tutti in gruppo.
Ritroviamo i nostri compagni di viaggio, e scopriamo che nessuno di loro ha potuto nemmeno muovere un passo fuori dalla madrasa di Ulughbek: li hanno fatti uscire dalla piazza senza tanti complimenti. Insomma, le uniche che hanno fatto almeno in parte il giro della piazza siamo state la mia amica ed io...
La nostra guida si informa, e scopriamo che no, non ci sarà possibilità di visita nemmeno l'indomani mattina: ormai il Registan è praticamente requisito per le prove fino all'inizio di agosto.
Pazienza, tanto non c'è niente da fare. Anzi sì, una cosa da fare c'è: una magnifica cena in una casa uzbeka ci attende alla sera!


Questi sono i manti, cibo tipico di Samarcanda. Somigliano a quelli che conosciamo come "ravioli cinesi", ma il ripieno è solo di carne:

Domattina si parte per Tashkent, sarà l'ultimo giorno di questo viaggio.