PRIMA lezione di volo a vela
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Riattaccare non si può, quando si è in finale (e quindi alla giusta altezza e alla giusta velocità) si atterra per forza, non ci sono alternative. Generalmente se il pilota scende e si allontana dall'aliante con le proprie gambe è un buon atterraggio. Se addirittura l'aliante si può in seguito riutilizzare è un eccellente atterraggio.
Scherzi a parte l'atterraggio in aliante è una delle tante cose che forma il carattere ad un futuro pilota a motore. Ho volato portando in volo piloti "motorari" anche molto esperti che letteralmente avevano angoscia dell'atterraggio.
Scherzi a parte l'atterraggio in aliante è una delle tante cose che forma il carattere ad un futuro pilota a motore. Ho volato portando in volo piloti "motorari" anche molto esperti che letteralmente avevano angoscia dell'atterraggio.
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- taxidriver
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proprio ieri agganciata prima "termichetta" con l'istruttore (un fenomeno).
eravamo a 450 QFE spiralando giù per entrare in sottovento quando mi fa: "vai lì! vai lì! sud-ovest"
'tacchete!' presa! siamo saliti di 1.100 mt fino a 1.550 QFE (20' a girare 30°),
lo so, per i piloti esperti è una ca***ta, ma per me è stata una cosa grandiosa.
eravamo a 450 QFE spiralando giù per entrare in sottovento quando mi fa: "vai lì! vai lì! sud-ovest"
'tacchete!' presa! siamo saliti di 1.100 mt fino a 1.550 QFE (20' a girare 30°),
lo so, per i piloti esperti è una ca***ta, ma per me è stata una cosa grandiosa.
Congratulazioni! Quando senti la pedata sotto l'aliante e senti che sali e` sempre una grande emozione. E poi quando appena entrato devi decidere da che parte girare e quanto stringere la virata e metre lo fai vedi che il vario va sempre piu` su, quella e` vera letizia (parafrasando qualcuno).ale_v ha scritto:proprio ieri agganciata prima "termichetta" con l'istruttore (un fenomeno).
eravamo a 450 QFE spiralando giù per entrare in sottovento quando mi fa: "vai lì! vai lì! sud-ovest"
'tacchete!' presa! siamo saliti di 1.100 mt fino a 1.550 QFE (20' a girare 30°),
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- riccardosl45
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Anche io ultimamente stavo valutando questo aspetto, effettivamente con un aliante credo non si poi tanto difficile fare un fuoricampo, credo che con un cessna invece improvvisare un'atterraggio di emergenza sia difficile, credo che alla prima buca rischi di cappottare o spaccare il carrello.taxidriver ha scritto: Vi dirò che da una parte mi sembra veramente un mezzo sicuro più dell'aereo a motore,praticamente nasce gia in uno stato di pseudo emergenza...non ha il motore!
In più avere un bel po' di benzina dietro la schiena non so quanto sia rassicurante, in aliante hai anche un paracadute sulla schiena il che non è male..
A onor del vero anche con l'aliante rischi di centrare una buca e spaccare tutto. Magari non cappotti e sicuramente non ti incendi, questo è certo, ma sulle tecniche di fuoricampo sono stati scritti torrenti di parole.
Come dici giustamente chi vola in aliante prima o poi dovrà fare un fuoricampo, a maggior ragione chi fa cross country.
Puoi impostare l'atterraggio nel campo scelto nel migliore dei modi e arrivarci dentro precisissimo ma esiste comunque un margine di incognito su quello che c'è effettivamente nel campo di cui ti accorgi solo magari quando sei prossimo al contatto con il suolo, e a quel punto non puoi fare più niente.
Per questo motivo molti di noi, perlomeno nel mio aeroclub, hanno uno strato di materiale antiurto tra il sedile e le chiappe. In caso di atterraggio su un suolo sconnesso o nell' eventualità di un urto anche molto violento serve a risparmiarti la spina dorsale.
Al di là di questo il volovelista sa a priori come scegliersi il campo per fare il fuoricampo. Sono insegnamenti che vengono impartiti a livello teorico ma incidono molto nel caso il pilota sia costretto al fuoricampo, ammesso che il pilota non si faccia prendere dal panico e tenga il cervello ben connesso.
Questi insegnamenti, a mio avviso, tornerebbero utili anche ai piloti a motore. Anche se nel loro caso l'atterraggio forzato in un campo è un qualcosa ben più remoto, sarebbe prezioso comunque sapere almeno quali sono le direttive principali per scegliersi il campo ottimale.
Come dici giustamente chi vola in aliante prima o poi dovrà fare un fuoricampo, a maggior ragione chi fa cross country.
Puoi impostare l'atterraggio nel campo scelto nel migliore dei modi e arrivarci dentro precisissimo ma esiste comunque un margine di incognito su quello che c'è effettivamente nel campo di cui ti accorgi solo magari quando sei prossimo al contatto con il suolo, e a quel punto non puoi fare più niente.
Per questo motivo molti di noi, perlomeno nel mio aeroclub, hanno uno strato di materiale antiurto tra il sedile e le chiappe. In caso di atterraggio su un suolo sconnesso o nell' eventualità di un urto anche molto violento serve a risparmiarti la spina dorsale.
Al di là di questo il volovelista sa a priori come scegliersi il campo per fare il fuoricampo. Sono insegnamenti che vengono impartiti a livello teorico ma incidono molto nel caso il pilota sia costretto al fuoricampo, ammesso che il pilota non si faccia prendere dal panico e tenga il cervello ben connesso.
Questi insegnamenti, a mio avviso, tornerebbero utili anche ai piloti a motore. Anche se nel loro caso l'atterraggio forzato in un campo è un qualcosa ben più remoto, sarebbe prezioso comunque sapere almeno quali sono le direttive principali per scegliersi il campo ottimale.
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- riccardosl45
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Concordolibelle ha scritto:A onor del vero anche con l'aliante rischi di centrare una buca e spaccare tutto. Magari non cappotti e sicuramente non ti incendi, questo è certo, ma sulle tecniche di fuoricampo sono stati scritti torrenti di parole.
Come dici giustamente chi vola in aliante prima o poi dovrà fare un fuoricampo, a maggior ragione chi fa cross country.
Puoi impostare l'atterraggio nel campo scelto nel migliore dei modi e arrivarci dentro precisissimo ma esiste comunque un margine di incognito su quello che c'è effettivamente nel campo di cui ti accorgi solo magari quando sei prossimo al contatto con il suolo, e a quel punto non puoi fare più niente.
Per questo motivo molti di noi, perlomeno nel mio aeroclub, hanno uno strato di materiale antiurto tra il sedile e le chiappe. In caso di atterraggio su un suolo sconnesso o nell' eventualità di un urto anche molto violento serve a risparmiarti la spina dorsale.
Al di là di questo il volovelista sa a priori come scegliersi il campo per fare il fuoricampo. Sono insegnamenti che vengono impartiti a livello teorico ma incidono molto nel caso il pilota sia costretto al fuoricampo, ammesso che il pilota non si faccia prendere dal panico e tenga il cervello ben connesso.
Questi insegnamenti, a mio avviso, tornerebbero utili anche ai piloti a motore. Anche se nel loro caso l'atterraggio forzato in un campo è un qualcosa ben più remoto, sarebbe prezioso comunque sapere almeno quali sono le direttive principali per scegliersi il campo ottimale.
Ma quanti piloti di aliante hanno davvero sperimentato un fuoricampo?
Io ho al mio attivo un fuori campo praticamente in campo; avevo il campo in vista, avevo vento contro, un aliante (M100) a bassa efficienza e non sapevo piùche velocità tenere: se andavo piano, mi sembrava di scendere sul posto, se acceleravo per contrastare il vento, capivo che non sarei entrato, alla fine ho visto che gli alberi che delimitavano il campo diventavano troppo alti, di seguire la procedura neanche a parlarne e quindi sono atterrato in uno spiazzo adiacente al campo.
A posteriori e' stata comunque una bella emozione (senza la fatica del recupero)!
A posteriori e' stata comunque una bella emozione (senza la fatica del recupero)!
Don't worry about the world coming to an end today. It's already tomorrow in Australia
Questo dimostra che si può fare benissimo fuoricampo anche senza allontanarsi e limitandosi a girellare nei pressi del campo. Anche da me negli ultimi tempi due alianti sono atterrati a meno di un chilometro dalla pista perchè non riuscivano a rientrare da voli locali. Un terzo, qualche mese fa, ha fatto fuoricampo mentre era in finale, atterrando nel campo accanto alla pista. C'è toccato smontare l'aliante perchè i due campi sono su due livelli differenti. Anche il pilota, (in questo caso un istruttore con un allievo al primo volo) s'è accorto che non sarebbe mai entrato in pista a causa di un vento molto sostenuto.Io ho al mio attivo un fuori campo praticamente in campo; avevo il campo in vista, avevo vento contro, un aliante (M100) a bassa efficienza e non sapevo piùche velocità tenere: se andavo piano, mi sembrava di scendere sul posto, se acceleravo per contrastare il vento, capivo che non sarei entrato, alla fine ho visto che gli alberi che delimitavano il campo diventavano troppo alti, di seguire la procedura neanche a parlarne e quindi sono atterrato in uno spiazzo adiacente al campo.
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Nella mia esperienza di scuola di volo PPL, il fuoricampo è stato affrontato molto, molto bene (una volta anche toccando con le ruote su una aviosuperfice che io non conoscevo, ma quel ba**ardo di istruttore sì. Sembrava un normale campo....). E' ovvio però che molte cose non possono essere riportate pari pari dal volo a vela al volo a motore. La prima e più importante è che considerata l'efficenza dell'aereo a motore, la scelta del campo è spesso obbligata al primo che hai a disposizione.Al di là di questo il volovelista sa a priori come scegliersi il campo per fare il fuoricampo. Sono insegnamenti che vengono impartiti a livello teorico ma incidono molto nel caso il pilota sia costretto al fuoricampo, ammesso che il pilota non si faccia prendere dal panico e tenga il cervello ben connesso.
Questi insegnamenti, a mio avviso, tornerebbero utili anche ai piloti a motore.
libelle ha scritto: Questi insegnamenti, a mio avviso, tornerebbero utili anche ai piloti a motore.
libelle ha scritto:Perché ci si ferma subito. L'importante è sincerarsi che il campo sia arato e necessariamente triturato.
Magari questa ai piloti a motore non gliela insegnamo,o si mettono l'aereo per cappello!
No, ma conosco qualcuno che ha recuperato uno Janus da una vasca di decantazione degli scarichi fognari. Il pilota ha scambiato questa lunga striscia marrone proprio per un campo arato e fresato, ed è perfettamente atterrato nella m....Hai mai provato a fare il recupero di un aliante su un campo arato, non fresato, e magari dopo la pioggia?
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Per carità non insegno niente a nessuno. Di volo a motore ne so quanto il due di picche e anche di volo senza motore non sono eccelso. Mi limito solo a fare alcune considerazioni nell'eventualità remota (e che mai succeda) di dover per forza mettere l'aeroplano a terra perchè l'elica è in croce. Al di là del'emergenza immediata, se c'è la possibilità, guardare bene dove si va a mettere le ruote forse può proprio salvarsi da tirarsi l'aereo in testa. Questo naturalmente, e lo sottolineo, se c'è la possibilità e il tempo di fare una scelta.Magari questa ai piloti a motore non gliela insegnamo,o si mettono l'aereo per cappello!
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Vorrei fare una precisazione purtroppo poco piacevole:pippo682 ha scritto:C'è sempre l'opzione motoaliante, una via di mezzo. Se poi il motoaliante è abbastanza recente, non ha nulla da invidiare ad un Cessna 150.
con le nuove normative il motoaliante ricade sotto il volo a motore e quindi purtroppo non è più conseguibile come ABILITAZIONE dai piloti con sola licenza di volo a vela.
Mi ricordo che ai miei tempi ci dicevano di atterrare (in caso di fuoricampo) su terreni dal colore marrone chiaro e di evitare quelli "troppo verdi" o dai colori irregolari!.libelle ha scritto:Per carità non insegno niente a nessuno. Di volo a motore ne so quanto il due di picche e anche di volo senza motore non sono eccelso. Mi limito solo a fare alcune considerazioni nell'eventualità remota (e che mai succeda) di dover per forza mettere l'aeroplano a terra perchè l'elica è in croce. Al di là del'emergenza immediata, se c'è la possibilità, guardare bene dove si va a mettere le ruote forse può proprio salvarsi da tirarsi l'aereo in testa. Questo naturalmente, e lo sottolineo, se c'è la possibilità e il tempo di fare una scelta.Magari questa ai piloti a motore non gliela insegnamo,o si mettono l'aereo per cappello!
Ma con alianti di ultima generazione e con efficienze cosi' alte,come e' cambiata la tecnica per gestire un fuoricampo?
E' una procedura ancora valida tutt'oggi. I campi di colore marrone chiaro (terra arata e triturata) sono i più appetibili rispetto a campi verdi intensi o con colori irregolari (possibilità di erba alta o colture alte). Naturalmente è bene precisare che ciò non costituisce "un vangelo" assoluto e dogmatico. Il buon senso, la calma, la giusta osservazione, e infine il raziocinio sono sempre i primi ingredienti per la gestione di un corretto fuoricampo.Mi ricordo che ai miei tempi ci dicevano di atterrare (in caso di fuoricampo) su terreni dal colore marrone chiaro e di evitare quelli "troppo verdi" o dai colori irregolari!.
Ma con alianti di ultima generazione e con efficienze cosi' alte,come e' cambiata la tecnica per gestire un fuoricampo?
L'aumento considerevole delle efficienze negli alianti moderni va di pari passo con l'efficacia dei loro diruttori.
E' vero che gli alianti più all'avanguardia hanno raggiunto e superato i 60 di efficienza, ma sempre (più o meno) compatibilmente con l'efficacia dei diruttori.
A prima vista un diruttore degli anni '80 non è molto diverso da uno appena creato, eppure l'efficacia è rimasta sempre buona o perlomeno accettabile anche su efficienze di gran lunga più spinte.
E' ovvio che un K-13 in legno e tela degli anni '60 lo infili quasi in un campo da tennis, se hai un pò di vento sul muso. Cose del genere sono impensabili con i moderni veleggiatori. E' naturale che occorra un'occhio maggiore e dei campi un pò più a misura, ma senza particolari preoccupazioni aggiuntive. I diruttori che sono gli stessi di venti anni fa vanno bene anche su profili moderni.
Il segreto sta nel fatto che gli attuali profili, curatissimi e sensibilissimi, tendono a perdere molta efficacia alla minima perturbazione. Sono cioè più critici, scadono in fretta e maggiormente, rispetto ad un profilo più vecchio, al contatto con la sporcizia.
Anche i moscerini che si appiccicano al bordo di entrata di un'ala moderna penalizzano l'efficienza, figuriamoci un muro alto 20 cm e lungo un metro che si apre sul dorso dell'ala.
Casomai il problema maggiore è la lunghezza delle ali. Oggigiorno siamo arrivati a 30 metri di apertura alare. Di conseguenza oltre al campo sufficientemente lungo, deve essere anche largo abbastanza.
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Purtroppo è vero. Da noi c'è stata la corsa all'abilitazione appena saputo cosa c'era nell'aria... Ricordo comunuqe che questo vale per il TMG (Touring Motor Glider), mentre per l'aliante a motore (quello col motore a scomparsa in fusoliera, per capirci) resta valida l'abilitazione per i possessori di solo GPL.foxglider ha scritto:Vorrei fare una precisazione purtroppo poco piacevole:pippo682 ha scritto:C'è sempre l'opzione motoaliante, una via di mezzo. Se poi il motoaliante è abbastanza recente, non ha nulla da invidiare ad un Cessna 150.
con le nuove normative il motoaliante ricade sotto il volo a motore e quindi purtroppo non è più conseguibile come ABILITAZIONE dai piloti con sola licenza di volo a vela.
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Re: PRIMA lezione di volo a vela
Davvero interessante tutti i libri che avete segnalato sul volo a vela!
Bisognerebbe però aprire un nuovo topic mettendo la cosa in evidenza libri disponibili ed eventuali commenti.
Quasi quasi me ne compro uno per darci un'occhiata così mi faccio un po' di chiarezza visto che sono alle prese con l'indecisione tra GPL e PPL
Bisognerebbe però aprire un nuovo topic mettendo la cosa in evidenza libri disponibili ed eventuali commenti.
Quasi quasi me ne compro uno per darci un'occhiata così mi faccio un po' di chiarezza visto che sono alle prese con l'indecisione tra GPL e PPL
Re: PRIMA lezione di volo a vela
Purtroppo per quanto riguarda la manualistica sul volo a vela in Italia siamo a livelli decisamente "rozzi". Se facciamo poi il confronto con paesi tipo Germania o Francia si fa addirittura ridere.
Il manuale ufficiale per il corso GPL è riconosciuto all'unanimità per le sue deficienze e la sua incompletezza. In pratica è un guazzabuglio di nozioni e argomenti vari senza una logica e soprattutto privo di qualsiasi fondamento volovelistico. L'autore è difatti un grande pilota...a motore! Che non ha esperienza alcuna di Volo a Vela. Non basta essere capaci di pilotare un aliante per poter stendere un manuale del volovelista.
Penso che qui in Italia il manuale più avanzato (anche se non ufficiale) sia il Grinza: Come si Vola in Aliante.
Per avere le pubblicazioni più autorevoli serve la conoscenza dell'inglese, del tedesco e soprattutto del francese: i migliori testi per volovelisti sono scritti proprio dai francesi.
Il manuale ufficiale per il corso GPL è riconosciuto all'unanimità per le sue deficienze e la sua incompletezza. In pratica è un guazzabuglio di nozioni e argomenti vari senza una logica e soprattutto privo di qualsiasi fondamento volovelistico. L'autore è difatti un grande pilota...a motore! Che non ha esperienza alcuna di Volo a Vela. Non basta essere capaci di pilotare un aliante per poter stendere un manuale del volovelista.
Penso che qui in Italia il manuale più avanzato (anche se non ufficiale) sia il Grinza: Come si Vola in Aliante.
Per avere le pubblicazioni più autorevoli serve la conoscenza dell'inglese, del tedesco e soprattutto del francese: i migliori testi per volovelisti sono scritti proprio dai francesi.
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Re:
Quoto in pieno!libelle ha scritto:[...]
Scherzi a parte l'atterraggio in aliante è una delle tante cose che forma il carattere ad un futuro pilota a motore. Ho volato portando in volo piloti "motorari" anche molto esperti che letteralmente avevano angoscia dell'atterraggio.
Ecco perchè chi incomincia con il GPL diventerà un ottimo pilota di aerei...
Comunque è una sensazione che provo anche io quando sono in circuito. No room for errors...anche se l'aliante perdona abbastanza...
- - - -- 9° AUPC MM -- - - -
Re: PRIMA lezione di volo a vela
Wé wè...non mi offendere il Bergomi, mostro sacro dell'Aviazionelibelle ha scritto:L'autore è difatti un grande pilota...a motore! Che non ha esperienza alcuna di Volo a Vela. Non basta essere capaci di pilotare un aliante per poter stendere un manuale del volovelista.
Scherzo...ho avuto anche modo di conoscerlo personalmente...è molto simpatico e ama molto raccontare dei suoi voli sul Mustang. Per il resto non conosco la sua esperienza nel volo a vela...però devo dire che ai puri fini dell'esame teorico il manuale è ben fatto: semplice, chiaro, esaustivo. Non penso che fosse sua intenzione insegnare a veleggiare e quant'altro...quella è tutta un'altra faccenda.
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