Dylan666 ha scritto:
Ciao noflyzone,si ci sono molti punti in comune,tranne il discorso della madre iperprotettiva e ansiosa; infatti se non sbaglio quella era la risposta di un altro utente..Ecco,mi pare fosse "PIMPI" che ha scritto:
Hai ragione, mi sono accorto solo in seguito che quelle non erano parole tue.
Dylan666 ha scritto:
Ti rispondo volentieri:
come avrai letto,ormai sono tanti anni che lotto contro la fobia del volare,e fra le varie battaglie intraprese c'è stata anche quella del professionista psicologo-psicoterapeuta e psicoanalista poi.
Non ricordo neanche più per quanto tempo ci sono andato,tieni presente che questi professionisti li ho in famiglia,quindi anche l'investimento economico è risultato poco impegnativo per motivi che potrai ben comprendere..
Mi sembri una persona intelligente,quindi ti farò il discorso in maniera un pò articolata e tecnica,nei limiti delle mie capacità espositive,così da farti un'idea precisa;
La psicologa è stata utilissima per tutto (avevo altri disturbi ansiosi e varie fobie,tutte sanate),tranne che per l'aerofobia.Ha usato un suo metodo che non so se sia valido universalmente per tutti: ha "sondato" sul tipo di educazione=modello genitoriale ricevuti,su eventuali eventi piacevoli ed eventi spiacevoli vissuti,training autogeno,EMDR (che con me ha fallito) e tante altre cose,ma soprattutto tanto dialogo ed autocritica.Tecnicamente è riuscita ad attivare dei circuiti che nella mia mente erano un pò "pigri",riabilitando delle "strade neurali" che col tempo avevo "viziato" in poche direzioni,mentre le mie potenzialità andavano molto oltre.In seguito mediante esercizi fisici e mentali,ho percorso sempre più spesso queste "stradine",fino a renderle delle autostrade vere e proprie rendendo naturale la loro percorrenza ai pensieri automatici.
Avevo artificiosamente reso le mie reazioni mentali,molto complicate e contorte rispetto agli stimoli esterni.Avevo "automatizzato" nel modo sbagliato il modo in cui il mio cervello creava difese ad offese inesistenti,o comunque di piccola entità.Chiaramente il modello familiare e l'educazione hanno avuto un ruolo essenziale,da bambini siamo delle spugne e se assorbiamo petrolio non possiamo rilasciare aranciata.Ma se abbiamo una buona dose volontà ed autocritica,possiamo svuotare un pò di petrolio e fare posto ad un pò di nuova aranciata...scusa l'esempio banale,ma le semplici metafore spesso rendono meglio di mille parole.
La strada che hai seguito non credo sia la migliore possibile.
Quando ti rivolgi a uno psicologo dovresti evitare qualsiasi persona con cui esista un legame familiare o di tipo affettivo. E' quello che mi diceva simpaticamente tempo fa una mia amica a cui chiedevo di psicoanalizzarmi.
Lo psicologo non può essere l'amica, la fidanzata o il parente, perchè dovrebbe esistere un certo distacco tra lui e il paziente.
Detto questo, credo di aver capito il lavoro che ha fatto su di te. In poche parole è andata a disturbare tutto quell'insieme di reazioni automatiche che hai sviluppato nel corso della tua vita e che ormai attivavi in modo automatico, andando contemporaneamente a riportare alla luce dei percorsi che avevi abbandonato in quanto li reputavi inefficaci. E' andata a modificare alcuni tuoi ragionamenti.
Dylan666 ha scritto:
Inoltre,cosa molto importante,le persone più intelligenti e sensibili sono maggiormente portate ad introspezione prima e ad ansie-fobie-panico e ,purtroppo,a depressione poi.
Avrei qualcosa da obiettare su questa parte. Se sei un tipo che tende a porsi più domande rispetto alla media, a scavare in profondità piuttosto che restare in superficie, non è detto che diventerai ansioso o depresso.
Se hai una vita piacevole, potresti semplicemente diventare una persona molto curiosa, con tanta voglia di imparare, di conoscere persone nuove, di esplorare il mondo, o potresti sviluppare dei tratti artistici (imparare a suonare uno strumento o metterti a scrivere poesie)
La depressione e l'ansia scattano nel momento in cui ricevi dei feedback negativi dal mondo esterno. Specie se questi arrivano in giovane età, quando ancora non hai le strutture mentali appropriate per difenderti, possono essere devastanti a livello psicologo, abbassare in modo cronico i livelli di serotonina nel tuo cervello, e portare a vere e proprie patologie.
Dylan666 ha scritto:
Nel complesso l'esperienza con questa professionista è stata molto positiva,lo rifarei assolutamente perchè ho fatto enormi passi in avanti e ho capito che mi trovavo come un leone in gabbia..
Per quanto riguarda l'aerofobia invece pochissimi risultati.Gli stessi metodi che hanno dato risultati positivi impensabili negli altri ambiti della vita,nel settore che interessa a noi hanno solo alleggerito un pò il "pessimismo cosmico (Leopardi perdoni la citazione)" che nutrivo nei confronti dell'aereo: nel senso che prima neanche avrei pensato minimamente di volare,escludevo a priori quel mezzo.Lo reputavo una bara volante e cercavo ogni giustificazione possibile per decretarne l'assurdità assoluta del suo utlizzo.
Pensa che studiavo mille modi per smentire le statistiche sulla sua sicurezza,come la fallacità dei sistemi utilizzati per i calcoli sugli incidenti effettivi: sul numero dei voli,sul numero degli spostamenti,sui km effettivi,sul numero dei passeggeri...ero davvero un caso unico.
In conclusione,ti consiglierei questa esperienza,con la raccomandazione che nulla si ottiene con poco sforzo: o meglio,con poche risorse impegnate,otterrai pochi risultati.Per riprogrammare certe piste della mente occorre tempo,quindi anche l'impegno economico giocherà un ruolo importante.Inoltre,e forse questa è la cosa che ti farà desistere,devi trovare la persona giusta,e come ogni settore del professionismo i buoni in circolazione sono pochi; ho avuto pessime esperienze con pseudo esperti neo-laureati che sbandieravano curriculum chilometrici e chiacchiere basate sul nulla.Io ti consiglierei assolutamente un esperto di una certa età piuttosto che un trentenne.
Non avere vergogna a sceglierne uno del sesso che preferisci,lascia perdere i "buonismi e le quote rosa",se non hai estrema fiducia in chi hai davanti,lascia perdere,butteresti tempo e denaro.Con questo voglio dire che se sei maschilista e conservatore,non andare da una donna,saresti già prevenuto al fallimento.E' un discorso spiacevole,ma dovevo dirtelo.Se non hai preconcetti o comunque sei aperto a tutti,come me,sei avvantaggiato.
Quello che mi trattiene dal rivolgermi a uno psicologo è proprio questo: sapere che là fuori c'è una mandria di psicologi buoni a nulla all'interno della quali si salvano, forse, 2 o 3 psicologi ogni 100.
Ho alcune conoscenze in ambito psicologico (studentesse e giovani psicologhe laureate a cui mi rivolsi per un consulto anni fa) a cui non affiderei nemmeno la gestione della mia lista della spesa, figuriamoci la gestione dei miei pensieri e della mia vita!
Indubbiamente è un percorso lungo e complicato. Ero arrivato qui a caccia della ricetta magica che mi risolvesse il problema in un batter d'occhio ma, come qualsiasi percorso di crescita interiore, superare la paura dell'aereo, richiede tempo e pazienza.
Dylan666 ha scritto:
Completamente fallimentare invece la psicoanalisi.Con me ha fallito tutto,compresa l'ipnosi: per l'esperto,non ero facilmente condizionabile a avevo innalzato barriere insormontabili per un'analisi decente.Poi forse ho incontrato un Freudiano convinto,ma il discorso dell'aereo come simbolo fallico e la sua caduta simbolica come insicurezza e paura del confronto con i concorrenti,non mi ha mai convinto,visto anche il non riscontro nella vita reale,non so se mi spiego.
I seminari e il confronto di gruppo,invece,hanno regalato più serenità nell'aprirsi agli altri su questo problema,senza paura di essere giudicati.Inoltre a me è servito per stimolare un pò l'ironia (che ti può salvare dal baratro) nei confronti di altri con lo stesso problema,più pessimisti di me (si,ce ne sono
).
Qui entiamo nel territorio di cui parlavo io il mese scorso, e che ha sollevato l'indignazione generale, come se l'avere un pezzo di carta sia automaticamente garanzia di efficacia di una terapia.
Molti psicologi e affini ti portano spesso a lottare contro i mulini a vento, a cercare fantasmi nel tuo passato, a credere che i tuoi problemi originano da problemi di autostima, di scarsa considerazione di te stesso rispetto agli altri (emblematico il "confronto con i concorrenti" di cui ti ha parlato il tuo psicoanalista, e che non ha un corrispettivo nella tua vita), e chi più ne ha più ne metta.
L'aereo come simbolo fallico poi....
da ridere proprio!!
Un approccio corretto non dovrebbe essere fatto di frasi fatte o di metafore a carattere sessuale tratte dal un libro di Freud, ma dovrebbe essere qualcosa del tipo:
"Ho un problema? Bene, questo problema io devo affrontarlo....NELLA REALTA'!!!"
E sottolineo,
nella realtà!! Non attribuendo a un oggetto dei significati che non possiede o convincendo il paziente di avere problemi che non ha.
Uno dei temi che la psicologia affronta in modo alquanto inappropriato, è il tema dell'amore e del sesso. Un giovane ragazzo che non ha mai avuto una ragazza, o che ha enormi difficoltà per trovarne una e si ritrova spesso a passare anni e anni di solitudine, nel momento in cui si rivolge a uno psicologo perchè sta male, si sente dire una serie di fesserie madornali sulla personalità, sul carattere, sulla fiducia in sè stessi, sul non mollare mai, sul pensare positivo, sul sorridere al mondo (quando lui magari è stempiato, col mento retruso e lo sguardo da pesce lesso
), anzichè sentirsi dire l'unica cosa che avrebbe senso e che gli potrebbe portare giovamento: "Mio giovane paziente, lei non ha mai avuto una ragazza perchè è brutto e perchè la ragazza media del 2020 è iper-pretenziosa e quindi ha degli standard di uomo inarrivabili per l'80% della popolazione maschile. Se ne faccia una ragione!!"
Ecco cosa significa affrontare i problemi nella realtà. Avere il coraggio di guardare i problemi in faccia, dargli il giusto nome, non vagare alla ricerca di fantasmi, non puntare la luce in una direzione che non porta a nulla...
Il mese scorso ho letto l'intervento molto pertinente di uno psicologo su un forum di medicina, che ha scritto qualcosa del tipo
"La paura di volare fa parte delle cosiddette fobie specifiche, e non è una cosa che si cura con sorriso, buon umore e iniezioni di autostima"
Non ha fatto menzione a simboli fallici (
) o alla paura del confronto con i concorrenti (???)
Ha parlato anche di "esposizione progressiva" (???) e di alcuni esercizi mentali come possibile soluzione al problema. In pratica bisognava sforzarsi di immaginarsi dentro l'aereo, e capire che reazioni potrebbe avere il nostro corpo in quella situazione, tentando di controllare eventuali reazioni fobiche.
Per esposizione progressiva invece non ho capito cosa intendesse. Magari può essere utile su altre fobie (ho paura dei ragni, la prox volta che ne vedo uno, anzichè fuggire a gambe levate provo a starci a 2 metri di distanza, poi a 1 metro, poi a 50 cm, fino a non averne più paura), ma sugli aerei?! Come fai a esporti "progressivamente" a un aereo? Voglio dire....o ci sali, o non ci sali.
Ieri mi chiedevo se può essere utile abituarsi a vedere qualche aereo in aeroporto. Mettersi in prossimità della pista e osservare gli aerei decollare e atterrare. Forse una delle cose che ci terrorizza è anche il fatto che l'aereo e l'aeroporto sono cose molto distanti dalla routine quotidiana. Gli aeroporti sono sempre fuori città, non ti capita mai di passarci casualmente di fronte come può capitare di passare casualmente di fronte alla stazione dei treni o alla fermata degli autobus. Magari abituarsi a farci un salto ogni tanto, così da far familiarizzare la mente con quell'ambiente e con quel mezzo di trasporto, potrebbe giovare...
Ieri mentre guidavo ripensavo al concetto di "esposizione progressiva" e mi è venuta in mente sta cosa.
Magari è una boiata, non so...