sardinian aviator ha scritto: Da qualche tempo in qua invece sento parlare di questi attacchi che ti prenderebbero nelle situazioni più impensate, quando guidi, parli, mangi, e anche quando voli, e non si sa bene perché, oppure un perché c'è ma vai a scoprirne la causa. Slegate dunque dal pericolo e dalla minaccia reali.
Ma perché prima non non si manifestavano? O non se ne parlava? O avevano un altro nome ma c'erano lo stesso? O dipendono dal fatto che è cambiata la nostra vita?
Si, esattamente.
Io posso parlare degli attacchi di panico dovuti al terrore di volare, ma penso che il meccanismo sia comune anche alle altre fobie.
Per quanto riguarda la fobia dell'aereo, ti riporto gli scritti di Luca Evangelisti:
" Il momento in cui si inizia a temere l'aereo coincide con il manifestarsi di un evento traumatico".
Per evento traumatico s'intende
" una situazione che direttamente o indirettamente è legata all'idea della morte.".
Questo evento funge da spartiacque e, creando un prima e un dopo, riorganizza completamente la cornice psicologica e organizzativa di riferimento dell'individuo.
Se prima ci si sentiva inconsapevoli, leggeri, forti, nel dopo ci si scopre maggiormente consci dei rischi che nella vita si corrono, più fragili, più insicuri."
" Da quel momento in poi, magicamente, subentra la paura dell'aereo....accade quindi che una lieve turbolenza venga ritenuta presagio di disastro, una riattaccata viene etichettata come minaccia di morte, un atterraggio con visibilità bassa viene percepito come un pericolo mortale, scampato solo per la bravura del pilota.."
E ancora:
"L'evento che scompensa l'equilibrio individuale viene definito
effetto stressante.
secondo
The Social Readjustment Rating Scale di Holmes & Rahe ai primi cinque posti troviamo:
1. Morte del coniuge
2.Divorzio
3.Separazione tra i coniugi
4.Carcerazione
5.morte di un familiare stretto.
Per me è stato il 6,
malattia o ferita, perché il mio evento stressante è stato una malattia.
Poi seguono il licenziamento,il pensionamento, il cambiamento o la perdita del lavoro, la creazione di un mutuo...
Ma l'evento non è necessariamente negativo, in lista ci sono anche il matrimonio, la gravidanza, il successo personale
sardinian aviator ha scritto: ... guardo con molta perplessità quelli che trasportano ogni cosa negativa possa capitare verso una patologia e cercano un rimedio di tipo sanitario e/o farmaceutico. Chi viene lasciato dal marito/moglie/fidanzato, persino gli adolescenti, per questo "si curano", quasi che il dolore (vero) che si prova fosse una malattia e non un fatto normale della vita, che ha la sua funzione fortificatrice ed educatrice (cominciare a domandarsi: dove ho sbagliato?). Immaginate 50 anni fa un ragazzo che va dal medico e chiede medicine perché la ragazza l'ha lasciato?
Ammetto la mia confusione....
Non sei confuso, al contrario: secondo me hai centrato il punto.
Ma, purtroppo, chi è che ci insegna a gestire il dolore interiore, oggigiorno?
Chi è che ci insegna ad elaborarlo in modo tale che venga considerato, come dici tu, un fatto normale della vita, che ci fortifica e ci educa ??
![Rolling Eyes :roll:](./images/smilies/icon_rolleyes.gif)
Dovrebbe essere un compito della famiglia? Della scuola?
Per quel che mi riguarda, io non ho avuto molta fortuna, in nessuno dei due ambiti: nessuno mi ha insegnato niente...(sto parlando della famiglia di origine, eh.. non della MIA famiglia attuale...)
E poi, chi ricorre ad un aiuto farmaceutico molto spesso non ha idea che in questo modo peggiora la situazione e che ci sono altri modi per affrontare la paura....