cristinad ha scritto:
in effetti mi suona sensato: mio marito è una persona estremamente disponibile ma è in grado di non farsi "soffocare" (non ho usato il termine a caso..) dalle necessità né mie né di nostro figlio... mi sa che me lo studierò con più attenzione...
Questo "problema" ...della disponibilità, è piu che altro culturale. Le persone, spesso, pensano che "fare" qualcosa porti ad "essere" qualcosa...e questo non è necessariamente vero...anzi spesso crea frustrazioni e aspettative. È logico che tu debba sentirti "stabile" per poter essere d'appoggio a qualcuno momentaneamente....perché essere d'appoggio sempre per una persona non è mai una buona soluzione per quella persona. Nel momento in cui manca il tuo appoggio...l'altra persona cade e questo non va bene...soprattutto se parliamo di persone a cui tieni. Per capire la "logica"...prova a pensare ad una persona in bilico, appesa con un burrone sotto i piedi...se sei stabile hai la possibilità e la forza per sostenerla e tirarla su...se sei in bilico anche tu andate giù insieme. Anche nella quotidianeità dovresti trovare il tuo centro...la tua stabilità prima di essere sicura di poterti far carico di quella altrui. Basta essere stanchi e non si è piu capaci ed è di maggior aiuto dire "no" che sforzarsi. La disponibilità è un'attitudine mentale. Quando stai bene sei disponibile...quando qualcosa ti occupa o preoccupa non puoi esserlo perché la tua mente DEVE fare altro. Spesso ci si sforza perché si pensa che quello rappresenti un segnale di "amore"...ma l'amore non va cercato nella disponibilità dell'altro...quindi non è correlato il tuo grado di disponibilità con la tua capacità d'amare. Anche in amore...se vuoi amare bene devi essere in grado di amarti....altrimenti è altro travestito d'amore. se una persona è gentile lo è e basta....se vuole essere "buona" e decide che per farlo deve essere "gentile"...di solito poi sta lì ad aspettare che gli altri lo siano nei suoi confronti...e la probabilità di rimanere delusi è alta. Ecco perché "fare" qualcosa non porta ad "essere" qualcosa. Quindi apprezzo il comportamento di tuo marito...disponibile fino a quando non lo deve essere per se stesso...è la stessa brava persona di sempre però necessita della propria disponibilità. Questo aspetto significa anche essere capaci di capire i propri limiti e le proprie possibilità...Dimostra anche lucidità...utilissima per "aiutare" qualora servisse. Quando arrivi a sentirti soffocata dagli impegni...significa che non sei riuscita a cogliere i segnali piu blandi...a quel punto il disagio può diventare cosi pesante da sfociare in ciò che è successo a te. Per non cogliere i segnali devi essere convinta di "dover" fare altro...ma per fortuna , spesso, la saggezza insita nel tuo "essere umano" è piu forte di quella "culturale".
[quote"cristinad"]
Eventi che possono essere piacevoli (un concerto) o necessari (la metro o l'aereo) diventano spiacevoli a causa dell'inevitabile effetto sardine che proprio non ho mai amato, neanche in gioventù quando di grandi concerti allo stadio ne ho vissuti parecchi..
Ho paura della condivisione?? [/quote]
No...non è affatto detto...il tuo estro creativo, da artista, non ti uniforma alla massa...e , di solito, quello che avviene anche per chi non è artista come te è proprio il fatto di non riconoscersi nella massa. La massa, ovviamente, non è intesa come singolo individuo, valevole come te, ma proprio come massa...che può avere mediamente delle caratteristiche che non ti piacciono, in cui non ti trovi e con cui non ti senti affine. Quando sei in "sintonia" con la massa, tuo pubblico o tu stessa pubblico, può risultare piacevole perché diventi quasi "uno stato coerente" con quella massa...e in quei casi si amplificano anche le sensazioni. Un concerto , con 3 persone è sicuramente meno carico di uno stadio pieno. Analogamente quando non ti ritrovi in sintonia con quella massa...senti un disagio. Quando ti capita prova a guardare le persone singolarmente...e non pensare come tutt'uno cosi come non lo sei neanche tu nonostante sia immersa nel mare di persone...a volte basta questo per percepire diversamente quella situazione. Oppure tieniti il fastidio e sii felice di non far parte di una massa. La condivisione, come la disponibilità, è uno stato mentale...non ne hai paura...ma, ora, o in quel momento, non hai la forza per condividere alcunché....quindi non sforzarti.
cristinad ha scritto:e, si, se hai voglia di aiutarmi a separare il problema fisico da quello percepito dalla mente nello stare fermi e seduti così a lungo ti sarei grata!!
Ma no non ho molto da dirti...il senso era che stare seduti e inscatolati per 13 ore è una sofferenza per il fisico...cosi come quei pasti di bordo, la pressurizzazione e cosi via...lo sono anche per chi adora volare. Il fisico ti segnala di disagi o dei bisogni...muoversi, sgranchirsi e cosi via. Ciò è normale e non è dovuto a niente di che...se a questo non attacchi delle etichette di chissà quale significato, alzandoti, muovendo i piedi e le gambe...stirandoti...e facendo passare il tempo come piu ti piace...non avranno nessuna ripercussione sulla tua mente che potrà godere dell'esperienza, nonostante un fastidio fisico. Anzi...quella abilità, ad esempio, la sfruttano nello yoga...dove ti propongono posizioni scomode...a volte dolorose, per riuscire a non essere "distratto" nella tua meditazione. Puoi vederlo come un esercizio spirituale...io non sono mai per la costrizione, neanche del corpo. Quando scelgo di esplorare un limite e metterlo sotto pressione lo faccio volontariamente e consapevolmente...ma rimane un episodio limitato dove scelgo di non badare ai segnali del mio corpo...altrimenti preferisco avere una comunicazione libera tra corpo e mente.
Tornando all'aereo....è stretto...ok...abbassi il tavolino ed è ancora piu stretto....ok...ma, in quel momento non ti serve avere piu spazio...se riporti l'attenzione a ciò che è per ciò che ti serve...non vagherai in similitudini con sbarre, soffocamenti e altro. Quando fai una doccia, per grande che sia, non puoi scorgere l'orizzonte o correre...ma in quel momento non ti serve e non c'è problema. In aereo uguale...in quel momento, anzi, l'abbraccio di quella lamiera è fondamentale, cosi come il suo oscillare e cullarti...e preso per il verso giusto, seppur spazio stretto, ti risulterà piu facile viverlo come un utero materno prodotto dalla Boeing...
e in quello spazio angusto hai preso vita...
Ciao!