Il senso di una scelta

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Re: Il senso di una scelta

Messaggio da Maxx » 29 luglio 2016, 9:28

Il rapporto con i colleghi come cambia tra militare e civile?

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Re: Il senso di una scelta

Messaggio da Lampo 13 » 29 luglio 2016, 9:43

Maxx ha scritto:Il rapporto con i colleghi come cambia tra militare e civile?
Dipende sempre dalle persone.
Comunque in AMI si è parte di una "famiglia", come se fosse un Team sportivo, poi c'è chi ti sta più simpatico, chi meno, ma si vive molto insieme, si esce a cena, si va in rischieramento tutti insieme etc.
Da civili si è colleghi in una stessa azienda, ci si incontra al Crew Center in partenza o in albergo in giro per il mondo, si va a cena fuori con i colleghi quando in sosta ma in generale ci sono rapporti molto meno stretti.

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Re: Il senso di una scelta

Messaggio da spiridione » 29 luglio 2016, 10:09

Lampo 13 ha scritto:
Maxx ha scritto:Il rapporto con i colleghi come cambia tra militare e civile?
Dipende sempre dalle persone.
Comunque in AMI si è parte di una "famiglia", come se fosse un Team sportivo, poi c'è chi ti sta più simpatico, chi meno, ma si vive molto insieme, si esce a cena, si va in rischieramento tutti insieme etc.
Da civili si è colleghi in una stessa azienda, ci si incontra al Crew Center in partenza o in albergo in giro per il mondo, si va a cena fuori con i colleghi quando in sosta ma in generale ci sono rapporti molto meno stretti.

Normale, direi.

Si chiama cameratismo....

Io mi sento ancora con alcuni commilitoni a 18 anni dalla fine della naja! :wink:
Spiridione.


Ho volato su un MD80 così vecchio, che sulla porta di una toilette c'era scritto ORVILLE
e sulla porta dell'altra WILBUR....





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Re: Il senso di una scelta

Messaggio da Maxx » 29 luglio 2016, 10:18

Vero, però durante il servizio militare non vedi l'ora di tornare a casa e cerchi di far passare quell'anno (io non l'ho fatto e quindi non so di cosa si parla); tra ufficiali piloti da combattimento immagino che ci sia anche un minimo, ma proprio un minimo, di competizione!

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Re: Il senso di una scelta

Messaggio da spiridione » 29 luglio 2016, 10:46

Maxx ha scritto:Vero, però durante il servizio militare non vedi l'ora di tornare a casa e cerchi di far passare quell'anno (io non l'ho fatto e quindi non so di cosa si parla); tra ufficiali piloti da combattimento immagino che ci sia anche un minimo, ma proprio un minimo, di competizione!

Un po' di competizione c'è anche durante il servizio di leva.
Fosse solo la competizione necessaria a diventare Caporale al posto del commilitone o quella necessaria a scansare servizi gravosi..... :mrgreen:

Sul non vedere l'ora di tornare a casa: vero. Si passa il tempo a contare i giorni che mancano all'alba.

Epperò, inevitabilmente, il giorno del congedo, si piange per la tristezza.... :( :( :( :(
Spiridione.


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Re: Il senso di una scelta

Messaggio da fabrizio66 » 29 luglio 2016, 14:36

Il servizio di leva è molto differente rispetto a chi fa il servizio per scelta, inoltre lampo ha potuto svolgere la sua attività in un ambiente diverso rispetto a quello che può essere una caserma con i costritti.
Concordo pero con Spiridione, il servizio militare è una contraddizione unica, quando sei sotto naja conti i giorni all alba, pensi tutto il male possibile di tale esperienza, poi quando sei congedato dopo un po di tempo ripensi con piacere al tutto. Pure la sveglia alle 3e50 della mattina per portare il cambio.
Sarà che sono stato fortunato avendo svolto il servizio militare in una caserma che era un gioiellino con un comandante di compagnia amabilissimo e con marescialli e sergenti professionali e bravi, ma vi dirò che se me richiamassero per un corso di aggiornamento di 30 giorni partirei felice.
Senza dimenticare le amicizie fatte che hanno un valore particolare, specialmente quando sei su un Cassone di un camion alle 5 di mattina per andare a sparare e te mori de freddo e sonno, se ciao un amico vero vicino passi il tempo a dir ca**ate e non senti ne freddo ne stanchezza.

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Re: Il senso di una scelta

Messaggio da SuperMau » 29 luglio 2016, 14:41

spiridione ha scritto: Sul non vedere l'ora di tornare a casa: vero. Si passa il tempo a contare i giorni che mancano all'alba.
10' battaglione carri brigata corazzata Ariete. Addetto al collegamento con la base aerea americana (c'era sono un cancello tra noi e loro)
io i giorni non li ho proprio contati.
Diciamo che mi mancano i Phantom in decollo raso..... :mrgreen: :mrgreen:
Be'....sono andato un po' in giro...
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Re: Il senso di una scelta

Messaggio da la franci » 29 luglio 2016, 23:50

tartan ha scritto: Già, finché ci trovi chi ha rinunciato ai propri sogni per fare spazio ai tuoi! E quello non sei di certo tu!
Comunque il mio commento era rivolto all'aspetto bellissimo di la franci che rappresenta uno dei due che si fa gli affari suoi sapendo che c'è l'altro che anche lui si fa gli affari del primo rinunciando ai propri.
In ritardo.... mi trovo a commentare il tuo pensiero Pino.... sono perfettamente d'accordo con il tuo pensiero! infatti, quello che dicevo io è molto lontano dalla rinuncia! tu, con altri, parti dal presupposto che stare accanto ad un pilota (o a qualcuno con lavori "inusuali") sia difficile, sofferto... che comporti rinunce e sogni chiusi nel cassetto.... Bhe... nessun rapporto può stare in piedi se alla base c'è la sofferenza di una delle due parti... ma questo è indipendente dal tipo di lavoro!!!!
se inizi, o anche se continui, un rapporto sacrificandoti per qualcuno inevitabilmente prima o poi arriverai ad accusare questa persona di ogni tua sofferenza! probabilmente gli rinfacceresti ogni tua rinuncia e lo obbligheresti a sua volta a sacrificarsi per farti felice.... capisci che un rapporto così non sta in piedi????
io non ho parlato di "andare in giro a farti gli affari tuoi" ma di "fare e vivere esperienze di crescita e conoscenza" e non ho detto di "tornare a casa con la coda tra le gambe" ma di "spalancare la porta perché è lì che vuoi tornare!"... certo che al tuo ritorno devi trovare colei che ti accoglie dietro la porta perché ha voglia di vederti, ma che lontana da te è comunque stata appagata dalla sua esistenza... fosse, questa, la stessa del marito e quindi volare e girare il mondo o fosse, invece, quella di restare a casa a fare la calzetta! non c'è una regola!!! la costruzione del nucleo famigliare nelle sue più svariate forme non può essere un contratto di compromessi ma deve essere una scelta condivisa!!!!
quindi, mi viene da dire che se quando torni a casa le liti sono più dei momenti felici non è colpa del tuo lavoro, bensì di una scelta sbagliata da parte di entrambi!
forse la categoria dei piloti è a rischio divorzio... perché... per i più svariati motivi (me ne vengono in mente solo alcuni) è più portata a "sbagliare" prima di scegliere e/o dopo aver scelto.. che poi sia veramente più a rischio di altre categorie non so... visti i tassi di separazione di ogni categoria di lavoro.... forse.... solo chi decide di prendere i voti non è a rischio quasi per niente...

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Re: Il senso di una scelta

Messaggio da Lampo 13 » 30 luglio 2016, 0:10

la franci ha scritto:
tartan ha scritto: Già, finché ci trovi chi ha rinunciato ai propri sogni per fare spazio ai tuoi! E quello non sei di certo tu!
Comunque il mio commento era rivolto all'aspetto bellissimo di la franci che rappresenta uno dei due che si fa gli affari suoi sapendo che c'è l'altro che anche lui si fa gli affari del primo rinunciando ai propri.
In ritardo.... mi trovo a commentare il tuo pensiero Pino.... sono perfettamente d'accordo con il tuo pensiero! infatti, quello che dicevo io è molto lontano dalla rinuncia! tu, con altri, parti dal presupposto che stare accanto ad un pilota (o a qualcuno con lavori "inusuali") sia difficile, sofferto... che comporti rinunce e sogni chiusi nel cassetto.... Bhe... nessun rapporto può stare in piedi se alla base c'è la sofferenza di una delle due parti... ma questo è indipendente dal tipo di lavoro!!!!
se inizi, o anche se continui, un rapporto sacrificandoti per qualcuno inevitabilmente prima o poi arriverai ad accusare questa persona di ogni tua sofferenza! probabilmente gli rinfacceresti ogni tua rinuncia e lo obbligheresti a sua volta a sacrificarsi per farti felice.... capisci che un rapporto così non sta in piedi????
io non ho parlato di "andare in giro a farti gli affari tuoi" ma di "fare e vivere esperienze di crescita e conoscenza" e non ho detto di "tornare a casa con la coda tra le gambe" ma di "spalancare la porta perché è lì che vuoi tornare!"... certo che al tuo ritorno devi trovare colei che ti accoglie dietro la porta perché ha voglia di vederti, ma che lontana da te è comunque stata appagata dalla sua esistenza... fosse, questa, la stessa del marito e quindi volare e girare il mondo o fosse, invece, quella di restare a casa a fare la calzetta! non c'è una regola!!! la costruzione del nucleo famigliare nelle sue più svariate forme non può essere un contratto di compromessi ma deve essere una scelta condivisa!!!!
quindi, mi viene da dire che se quando torni a casa le liti sono più dei momenti felici non è colpa del tuo lavoro, bensì di una scelta sbagliata da parte di entrambi!
forse la categoria dei piloti è a rischio divorzio... perché... per i più svariati motivi (me ne vengono in mente solo alcuni) è più portata a "sbagliare" prima di scegliere e/o dopo aver scelto.. che poi sia veramente più a rischio di altre categorie non so... visti i tassi di separazione di ogni categoria di lavoro.... forse.... solo chi decide di prendere i voti non è a rischio quasi per niente...
Il tuo ragionamento è assolutamente condivisibile ma non tiene conto di una variabile, il tempo.
Il problema in tutti i rapporti è il rischio di una divergenza nel percorso di crescita.
Un tempo era facile, l'uomo faceva ciò che voleva e la donna DOVEVA adattarsi, la società questo si aspettava.
Ora, per fortuna, le donne hanno la consapevolezza e la possibilità di far valere i propri diritti di Persone.
Abbiamo, quindi, due persone libere che evolvono negli anni.
Dove sta scritto che questa evoluzione procederà parallelamente e non in modo divergente?
Entra in gioco il compromesso.
E cosa è il compromesso? Una rinuncia, nella migliore delle ipotesi al 50%.
Insisto nel dire che dovremmo rivedere, come società, il concetto di coppia e di famiglia, ma ci vorranno anni.

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Re: Il senso di una scelta

Messaggio da tartan » 30 luglio 2016, 0:21

la franci ha scritto:
tartan ha scritto: Già, finché ci trovi chi ha rinunciato ai propri sogni per fare spazio ai tuoi! E quello non sei di certo tu!
Comunque il mio commento era rivolto all'aspetto bellissimo di la franci che rappresenta uno dei due che si fa gli affari suoi sapendo che c'è l'altro che anche lui si fa gli affari del primo rinunciando ai propri.
In ritardo.... mi trovo a commentare il tuo pensiero Pino.... sono perfettamente d'accordo con il tuo pensiero! infatti, quello che dicevo io è molto lontano dalla rinuncia! tu, con altri, parti dal presupposto che stare accanto ad un pilota (o a qualcuno con lavori "inusuali") sia difficile, sofferto... che comporti rinunce e sogni chiusi nel cassetto.... Bhe... nessun rapporto può stare in piedi se alla base c'è la sofferenza di una delle due parti... ma questo è indipendente dal tipo di lavoro!!!!
se inizi, o anche se continui, un rapporto sacrificandoti per qualcuno inevitabilmente prima o poi arriverai ad accusare questa persona di ogni tua sofferenza! probabilmente gli rinfacceresti ogni tua rinuncia e lo obbligheresti a sua volta a sacrificarsi per farti felice.... capisci che un rapporto così non sta in piedi????
io non ho parlato di "andare in giro a farti gli affari tuoi" ma di "fare e vivere esperienze di crescita e conoscenza" e non ho detto di "tornare a casa con la coda tra le gambe" ma di "spalancare la porta perché è lì che vuoi tornare!"... certo che al tuo ritorno devi trovare colei che ti accoglie dietro la porta perché ha voglia di vederti, ma che lontana da te è comunque stata appagata dalla sua esistenza... fosse, questa, la stessa del marito e quindi volare e girare il mondo o fosse, invece, quella di restare a casa a fare la calzetta! non c'è una regola!!! la costruzione del nucleo famigliare nelle sue più svariate forme non può essere un contratto di compromessi ma deve essere una scelta condivisa!!!!
quindi, mi viene da dire che se quando torni a casa le liti sono più dei momenti felici non è colpa del tuo lavoro, bensì di una scelta sbagliata da parte di entrambi!
forse la categoria dei piloti è a rischio divorzio... perché... per i più svariati motivi (me ne vengono in mente solo alcuni) è più portata a "sbagliare" prima di scegliere e/o dopo aver scelto.. che poi sia veramente più a rischio di altre categorie non so... visti i tassi di separazione di ogni categoria di lavoro.... forse.... solo chi decide di prendere i voti non è a rischio quasi per niente...
Volevo solo prendere spunto dal tuo post per evidenziare in poche parole il tuo pensiero che condivido.
Vorrei quindi chiarire meglio il mio intervento. Quando ero direttore della mia rivista Hobby Volo arrivavano in redazione molte lettere, di solito inviate da appassionati del volo. Una volta arrivò, da parte di una ragazza, una richiesta espressa anche in modo gentile nella quale si evidenziava una mancanza assoluta di argomentazioni a favore delle sellerine. Le sellerine sono o almeno erano allora, le ragazze dei "piloti", vuoi di deltaplano, di parapendio o di ULM. Venivano chiamate così perché sedevano sui sedili posteriori delle moto con le quali si muovevano gli appassionati di volo e che li accompagnavano, spesso come aiutanti. La ragazza chiedeva che ci fossero articoli o interventi dedicati anche alla loro figura che non era propriamente quella del pilota e che spesso era da supporto in un certo senso coatto, non nel senso di abitante periferico di Roma ma nel senso che magari non era che si divertissero molto.
Io non intervenivo sempre, a parte i controlli tecnici e lasciavo libertà alla redazione, però ricordo che mi infuriai quando lessi alcuni commenti scritti in risposta alla richiesta della ragazza. In maggioranza vertevano sul consiglio di provare a fare quello che faceva lui anziché stare a lamentarsi. Mi infuriai per due motivi: il primo e più importante perché si evidenziava, nelle risposte la mentalità razzista molto diffusa nell'ambiente e il secondo, molto meno impegnativo, perché non si capiva che dedicare una sezione alle sellerine era un miglioramento della rivista stessa.
E' vero che la vita a due e più, quando ci sono i figli, deve essere condivisa, ma la sindrome di Ulisse che si aspetta la Penelope sempre disponibile è una sindrome molto diffusa in aviazione. Convincetemi che non è vero!
La mia vita è dove mi spendo, non dove mi ingrasso!
Prima o poi si muore, non c'è scampo, l'importante è morire da vivi.
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Re: Il senso di una scelta

Messaggio da la franci » 30 luglio 2016, 0:24

Lampo 13 ha scritto: Un tempo era facile, l'uomo faceva ciò che voleva e la donna DOVEVA adattarsi, la società questo si aspettava.
Ora, per fortuna, le donne hanno la consapevolezza e la possibilità di far valere i propri diritti di Persone.
Abbiamo, quindi, due persone libere che evolvono negli anni.
Dove sta scritto che questa evoluzione procederà parallelamente e non in modo divergente?
Entra in gioco il compromesso.
E cosa è il compromesso? Una rinuncia, nella migliore delle ipotesi al 50%.
e dove sta scritto che se il mio evolvere mi portasse ad avere idee divergenti da quelle di mio marito, dovrei sacrificare me stessa ad una vita infelice e di remissione o, peggio, dovrei spingere lui a sottomettersi a me?
attenzione: parlo di percorsi ed evoluzioni... non certo di infatuazioni o capricci!
perché ci sono piloti che vengono trasferiti dall'altra parte del mondo e lasciano la famiglia per settimane senza che il loro rapporto venga scalfito??? perché ci sono donne che rientrano al lavoro dopo 3 mesi dal parto lasciando l'opportunità al papà di usufruire del congedo parentale e stare a casa col bambino?
sai che tristezza vedo negli occhi di coppie adulte palesemente separate in casa ma che non si pongono minimamente il problema di avere altre possibilità?

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Re: Il senso di una scelta

Messaggio da Lampo 13 » 30 luglio 2016, 0:27

tartan ha scritto:
la franci ha scritto:
tartan ha scritto: Già, finché ci trovi chi ha rinunciato ai propri sogni per fare spazio ai tuoi! E quello non sei di certo tu!
Comunque il mio commento era rivolto all'aspetto bellissimo di la franci che rappresenta uno dei due che si fa gli affari suoi sapendo che c'è l'altro che anche lui si fa gli affari del primo rinunciando ai propri.
In ritardo.... mi trovo a commentare il tuo pensiero Pino.... sono perfettamente d'accordo con il tuo pensiero! infatti, quello che dicevo io è molto lontano dalla rinuncia! tu, con altri, parti dal presupposto che stare accanto ad un pilota (o a qualcuno con lavori "inusuali") sia difficile, sofferto... che comporti rinunce e sogni chiusi nel cassetto.... Bhe... nessun rapporto può stare in piedi se alla base c'è la sofferenza di una delle due parti... ma questo è indipendente dal tipo di lavoro!!!!
se inizi, o anche se continui, un rapporto sacrificandoti per qualcuno inevitabilmente prima o poi arriverai ad accusare questa persona di ogni tua sofferenza! probabilmente gli rinfacceresti ogni tua rinuncia e lo obbligheresti a sua volta a sacrificarsi per farti felice.... capisci che un rapporto così non sta in piedi????
io non ho parlato di "andare in giro a farti gli affari tuoi" ma di "fare e vivere esperienze di crescita e conoscenza" e non ho detto di "tornare a casa con la coda tra le gambe" ma di "spalancare la porta perché è lì che vuoi tornare!"... certo che al tuo ritorno devi trovare colei che ti accoglie dietro la porta perché ha voglia di vederti, ma che lontana da te è comunque stata appagata dalla sua esistenza... fosse, questa, la stessa del marito e quindi volare e girare il mondo o fosse, invece, quella di restare a casa a fare la calzetta! non c'è una regola!!! la costruzione del nucleo famigliare nelle sue più svariate forme non può essere un contratto di compromessi ma deve essere una scelta condivisa!!!!
quindi, mi viene da dire che se quando torni a casa le liti sono più dei momenti felici non è colpa del tuo lavoro, bensì di una scelta sbagliata da parte di entrambi!
forse la categoria dei piloti è a rischio divorzio... perché... per i più svariati motivi (me ne vengono in mente solo alcuni) è più portata a "sbagliare" prima di scegliere e/o dopo aver scelto.. che poi sia veramente più a rischio di altre categorie non so... visti i tassi di separazione di ogni categoria di lavoro.... forse.... solo chi decide di prendere i voti non è a rischio quasi per niente...
Volevo solo prendere spunto dal tuo post per evidenziare in poche parole il tuo pensiero che condivido.
Vorrei quindi chiarire meglio il mio intervento. Quando ero direttore della mia rivista Hobby Volo arrivavano in redazione molte lettere, di solito inviate da appassionati del volo. Una volta arrivò, da parte di una ragazza, una richiesta espressa anche in modo gentile nella quale si evidenziava una mancanza assoluta di argomentazioni a favore delle sellerine. Le sellerine sono o almeno erano allora, le ragazze dei "piloti", vuoi di deltaplano, di parapendio o di ULM. Venivano chiamate così perché sedevano sui sedili posteriori delle moto con le quali si muovevano gli appassionati di volo e che li accompagnavano, spesso come aiutanti. La ragazza chiedeva che ci fossero articoli o interventi dedicati anche alla loro figura che non era propriamente quella del pilota e che spesso era da supporto in un certo senso coatto, non nel senso di abitante periferico di Roma ma nel senso che magari non era che si divertissero molto.
Io non intervenivo sempre, a parte i controlli tecnici e lasciavo libertà alla redazione, però ricordo che mi infuriai quando lessi alcuni commenti scritti in risposta alla richiesta della ragazza. In maggioranza vertevano sul consiglio di provare a fare quello che faceva lui anziché stare a lamentarsi. Mi infuriai per due motivi: il primo e più importante perché si evidenziava, nelle risposte la mentalità razzista molto diffusa nell'ambiente e il secondo, molto meno impegnativo, perché non si capiva che dedicare una sezione alle sellerine era un miglioramento della rivista stessa.
E' vero che la vita a due e più, quando ci sono i figli, deve essere condivisa, ma la sindrome di Ulisse che si aspetta la Penelope sempre disponibile è una sindrome molto diffusa in aviazione. Convincetemi che non è vero!
Io non mi sono mai aspettato di trovare Penelope a casa e, peggio, non mi sono mai sentito all'altezza di Odisseo!

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Re: Il senso di una scelta

Messaggio da tartan » 30 luglio 2016, 0:31

Io non parlavo di te, ti metti sempre in mezzo, :D io ne facevo un discorso generale di mentalità diffusa.
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Re: Il senso di una scelta

Messaggio da la franci » 30 luglio 2016, 0:38

tartan ha scritto: la sindrome di Ulisse che si aspetta la Penelope sempre disponibile è una sindrome molto diffusa in aviazione. Convincetemi che non è vero!
Se ti chiami "Ulisse" devi necessariamente sposare Penelope! se non la trovi, continua a cercare finchè non ti si presenta davanti! se sposi Pandora (col suo vaso) ... non puoi nasconderti dietro il tuo errore!
qualche Penelope c'è.... e anche lei deve cercare Ulisse per essere felice!

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Re: Il senso di una scelta

Messaggio da tartan » 30 luglio 2016, 15:56

E' vero, qualche Penelope c'è, però di Ulisse ce ne sono proprio tanti! Peccato che le Pandore sono poche! :mrgreen:
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